Non è stato facile, tantomeno rapido, il percorso del quartetto di Brighton per raggiungere il traguardo del primo album.
Chloe Howard (voce, chitarra ritmica e tastiere), Leila Deeley (chitarra), Tippi Morgan (basso) e Annabel Whittle (batteria) formano la band nel 2020.

I contatti su Facebook, la frequentazione della scuola di musica e le prime prove a Guildford prima del definitivo trasferimento a Brighton. Condividendo l’appartamento, l’amicizia cementa anche le loro passioni musicali, compongono i primi pezzi, veloci e concisi fino alla pubblicazione del loro primo singolo “Surf N Turf” nel febbraio 2020.

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Da allora altri singoli, concerti a supporto delle Big Moon e di Katy J Pearson, le prime esperienze nei grandi festival (Glansonbury, Latitude) e il contratto con la So Young Records.

Le dieci tracce di “One More Thing” sono quindi una meritata conquista, una raccolta di esperienze personali e musicali di quattro ragazze unite da una crescita costruita insieme, giorno dopo giorno.

“Love Song” è il brano che apre l’album, troviamo tutti gli ingredienti che compongono il suono della band: voce, tastiera, chitarra e sezione ritmica sembrano non volersi disturbare a vicenda e il risultato è un pezzo che unisce malinconia ad un desiderio di danzare. Ventisei volte viene pronunciato “I fear” nel brano “Frears”, paura anche del successo, tema trattato anche in “Pop Star”.

Il delicato ritornello di “Mother” enfatizza il desiderio di ricucire legami familiari da una posizione più matura mentre gli effetti applicati alla voce e il ritmo scanzonato di “Floor” rendono il brano molto divertente nonostante il testo tratti dell’isolamento e dell’incapacità di agire.

Decisamente interessante la struttura di “Pine” che si distingue non solo per l’originalità ma anche per la purezza dei suoni e della voce che sembrano massaggiare i nostri sensi.

“Nepotism (baby)” e “I Want To Be You” confermano il talento della band nello scrivere melodie accattivanti giocando sulle contraddizioni che si instaurano nei rapporti tra anime femminili (beh, dividere un appartamento in quattro non deve essere semplice, indipendentemente dal sesso!).

“It” e “Looking” in coda alla lista mostrano il lato più introverso della band, lasciando ad un brano acustico il gradito compito di salutarci chiudendo l’album che segna il debutto di una band che non ha nessuna intenzione di passare inosservata.