Viene da Londra Ned Roberts ma ha mantenuto intatta la purezza e la curiosità degli esordi quando viveva a York e si faceva le ossa suonando cover di brani folk. Un periodo di formazione importante che l’ha portato a registrare il primo singolo “Red Sun” e poi tre dischi – l’esordio omonimo, “Outside My Mind”, “Dream Sweetheart” – tutti ben accolti da stampa e radio d’oltremanica.

Credit: Ed Smith

Speaker esperti e competenti come Lauren Laverne e Jo Whiley  lo apprezzano molto ed è difficile non concordare dopo l’ascolto del quarto album “Heavy Summer”.  Registrato in sei giorni a Los Angeles  durante una caldissima estate con musicisti e produttore che lo accompagnano da tempo (Luther Russell, Jason Hiller, Sarabeth Tucek) mette ancora una volta in mostra il talento del Roberts cantautore.

La chitarra fingerpicking di “Play My Cards” è un piccolo ritorno al passato, ma l’album si rivela presto ben più complesso grazie alle atmosfere riflessive di “Down to the Edge”, al desiderio gentile di “Losing Sight” o “Songs Of Spring” e al ritmo cadenzato e intenso di “Halfway from Reason” e “Morning Meets The Rain”.  Folk classico e contaminato quello di “Days into Days”e “Another Record Round” decisamente ben fatto.

Sei corde acustica vera protagonista insieme a mellotron, basso e batteria ma proprio nel finale Ned Roberts aggiunge l’armonica donando a “Tomorrow in Time” e “The Breakers” un tono à la Bob Dylan elegante e pensoso. Un disco che riafferma l’amore e la passione per la musica vissuta, suonata, ascoltata tra malinconie e quelle illusioni necessarie che salvano spesso.