Quello dei LACOSA è un progetto artistico dalle ampie vedute, confezionato da quattro artisti – tre dei quali già membri dei Soviet Ladies – che hanno messo tutte le loro esperienze, musicali e di vita, al servizio di un immaginario artistico decisamente evocativo.
Ci eravamo occupati di loro qualche mese fa, in occasione dell’uscita dell'(ottimo) album omonimo. Già. Perché quella dei LACOSA – ovvero, Walter Zanon, Matteo Marenduzzo, Luca Andretta e Paolo Trolese – è musica per palati fini che spazia su più fronti senza mai perdere di vista quelle che sono le peculiarità della band veneta: vale a dire, un sound dal respiro internazionale e dei richiami alle sonorità di alcuni cult movies fantascientifici di fine Anni Settanta, inizio Anni Ottanta.
In occasione dell’uscita del nuovo singolo dei Nostri, “Far Out“, Indie For Bunnies ha deciso di scambiare due chiacchiere con Luca Andretta.
Ciao Luca. Partiamo subito in medias res: una band dal forte immaginario cinematografico, con un piede nei 70s/80s e uno nella modernità. Se provassi a descrivere così la musica dei LACOSA, sarei fuori strada?
E’ sicuramente una descrizione evocativa che ci lusinga, la dimensione cinematografica ci potrebbe essere visto che una manciata di brani finiti nell’album inizialmente dovevano essere delle colonne sonore. Sicuramente poi però ci siamo mossi in terreni anche molto diversi. Ci teniamo a sottolineare però che il nome “LACOSA” non è ispirato a John Carpenter, ma, ironicamente, alla svolta della Bolognina.
Poche settimane, or sono, sulle pagine di Indie For Bunnies abbiamo recensito il vostro nuovo singolo, “Far Out”. Sarà il preludio ad un nuovo progetto discografico?
Beh, in realtà “Far Out” è un estratto dalle registrazioni del primo album, non finito nel disco per ragioni di coerenza stilistica. Ci piaceva fare uscire una sorta di “b-side” con un sound diverso rispetto alle cose già uscite, anche per mostrare un nostro nuovo lato potenziale. Stiamo sicuramente lavorando a nuovi brani, ci sono un sacco di direzioni che potremmo prendere!
Provando ad allargare un po’ la panoramica, quali sono stati i vostri riferimenti musicali nel corso del tempo? Quanto è cambiato l’universo musicale rispetto ai vostri inizi?
Tre quarti della band provengono da una precedente esperienza (i Soviet Ladies) di matrice wave / shoegaze. Sicuramente sono influenze che si sentono anche nei LACOSA, anche se probabilmente sono state mediate e filtrate da altro. L’universo musicale cambia sempre, ed è normale che sia così, tutti noi (chi più chi meno) ascoltiamo anche cose molto diverse tra loro. Sicuramente un tempo eravamo più dentro a “un mondo”, oggi facciamo più fatica a parlare dei nostri brani i “per questo pezzo ci siamo ispirati a”. E’ un processo molto inconscio e lasciamo che siano gli altri a trovare delle similitudini.
In un mondo che – purtroppo – sembra essersi assuefatto alla tirannia dello streaming a tutti i costi, quanto conta per voi la dimensione live?
Il live per noi è sicuramente molto importante, anche se sicuramente nel corso del tempo gli spazi per suonare dal vivo musica originale (nel senso di inedita) si sono molto ridotti. Il live è anche il luogo in cui vendere dischi oltre che un momento per noi molto divertente. E’ comunque anche una faticaccia, pagata pochissimo (la musica vale un decimale in meno della birra).
Ho una predilezione per “Nagger”, brano contenuto nella vostra ultima (nonché ottima) fatica discografica. In generale, come nascono i testi delle vostre canzoni? Quanto vi fate influenzare da ciò che vi accade intorno?
Ti ringraziamo e siamo contenti che ti sia piaciuta. Per ora i nostri testi sono nati più da esperienze personali che da riflessioni sociali. Ci sono grandissimi testi sociali o sociologici, ma personalmente non sono mai stato capace di scriverli e ho sempre paura che invecchino presto e male. Spesso i testi si sviluppano in ambientazioni passate o esotiche (es: la mitologia greca), ma è solamente una forma di pudore per cercare di parlare di qualcosa di profondamente intimo (paure, delusioni, desideri profondi) provando ad allontanarli dal contesto di sé stessi.
Suonerete in giro questa estate? Quali sono i vostri progetti futuri?
Questa estate suoneremo un pochino, ma contiamo di intensificare l’attività live in autunno. Tra i progetti futuri c’è sicuramente l’avanzamento nella produzione del secondo album, siamo in quella fase di spaesamento in cui mettiamo sul tavolo tanti spunti a livello musicale, ma presto uniremo i puntini.
Adesso una domanda da un milione di dollari: ritenete che in Italia vi sia una percezione diversa della cosiddetta “musica
alternativa” rispetto a ciò che accade all’estero?
E’ un domandone a cui proprio non sapremmo rispondere. Sicuramente altri paesi europei (es: Spagna, Germania, Svezia, Francia) hanno esportato molta più “musica alternativa” rispetto a noi negli ultimi anni. Possiamo solo rispondere a livello “micro” (cioè quello che per ora bazzichiamo noi), limitando il discorso all’indie pop / rock: la musica alternativa italiana ha pochissimi spazi, spesso i principali attori hanno una età relativamente avanzata e la proposta artistica è spesso ferma agli anni 90.
Ringraziandovi per la bella chiacchierata, colgo l’occasione per porvi un’ultima domanda: come descrivereste la vostra musica a chi non ha ancora avuto modo di approfondirla?
E’ una musica più evocativa che descrittiva, che tratteggia anziché disegnare. Andate ad ascoltare il disco!