

10. COLDPLAY
Moon Music
[ Parlophone Records ]
La nostra recensione
Non è male come si poteva pensare all’inizio. Certo, non siamo nel momento d’oro dei Coldplay e certamente “Moon Music” non è la prova della loro presa di coscienza che hanno mandato un po’ tutto in vacca. Ma a differenza del precedente capitolo, “Music of the Spheres”, qui ritroviamo in una chiave pop mainstream alcune suggestioni e melodie che li hanno resi celebri nel passato. Quindi tutto sommato è un win-win per tutti no?

9. DUA LIPA
Radical Optimism
[ Warner Records UK ]
La nostra recensione
Non possiamo non segnalare l’anno di Dua Lipa e del suo “Radical Optimism”. Un album che convince sia per i singoloni e sia per quelle meno considerate. Ma questa ragazza sta crescendo artisticamente e dobbiamo tenerla in considerazione. Dopo averla vista da headliner a Glastonbury 2024, me ne sono letteralmente innamorato e l’unica cosa che mi viene da dire è “che artista”.

8. YARD ACT
Where’s My Utopia?
[ Universal Music ]
La nostra recensione
Siamo alla seconda fatica di questo gruppo poliedrico e ben strutturato. Nel 2024 gli Yard Act ci hanno rivolto una domanda ben precisa ovvero dov’è la loro utopia? Con questo disco vanno oltre il post-punk iniziale, aggiungendo quel tocco in più che rende l’album completo ed interessante a livello internazionale. Sono una band da tenere d’occhio, sempre, soprattutto per la loro forza dal vivo.

7. JON HOPKINS
Ritual
[ Domino Recording ]
La nostra recensione
Ne topperà mai una? Jon Hopkins ci riporta nel suo mondo con un semplice ma complesso rituale che va da un genere all’altro, tutto concentrato secondo il suo stile e il suo modo di fare musica. Stupisce sempre come la sua inventiva sia sempre al passo coi tempi, sempre originale e sempre pronta ad essere trasportata in note.

6. CHARLI XCX
Brat
[ Atlantic Recording ]
La nostra recensione
Non ho niente da dire, è anche il suo anno. O, meglio, la sua estate. Il duello fra brat e demure è stato molto scatenato e ancora non ne siamo usciti.

5. THE LAST DINNER PARTY
Prelude to Ecstasy
[ Universal Music ]
Lo stile vittoriano non è stato mai così cool come con The Last Dinner Party e il loro album di debutto. Hanno letteralmente rubato la scena, diventando un fenomeno mondiale grazie alle loro canzoni semplici, ma di grande effetto grazie ai loro testi attuali e socialmente inerenti a quello che si vive tutti i giorni. Non si poteva chiedere di meglio.

4. FONTAINES D.C
Romance
[ County Love Train ]
La nostra recensione
É arrivato come uno schiaffo. Un fulmine a ciel sereno. E ancora una volta i Fontaines D.C hanno lasciato il loro segno indelebile, questa volta più pop di quell’irish punk a cui eravamo stati abituati fino all’album precedente. Uno stile tutto nuovo, ma la stessa attitude di spaccare qualsiasi cosa (sia in studio che dal vivo). Uno dei migliori progetti degli anni 2000.

3. THE CURE
Songs of a Lost World
[ Lost Music ]
La nostra recensione
Oltre un quarto di secolo ed è tutto come se non fosse mai cambiato niente. The Cure ritornano finalmente, e dopo tanta attesa, con un lavoro che non sembra assolutamente nuovo ma un semplice proseguo di “Disintegration”. Qualcosa di unico ed inarrivabile che non ha tradito le aspettative. Ma le ha solo confermate e migliorate. L’attesa poteva essere meno lunga, ma questo c’importa fino ad un certo punto. Perchè questo album è veramente perfetto.

2. VAMPIRE WEEKEND
Only God Was Above Us
[ Columbia Records ]
La nostra recensione
Solo Dio è sopra di loro. Ed è proprio vero. I Vampire Weekend ci propongono un vero successo. Un album completo, il livello strumentale è arrivato poco sotto il nostro caro deus ex machina ed era inevitabile. Pezzo dopo pezzo si capisce quanto lo studio vada nel dettaglio, aggiungendo suoni che mischiati insieme ti fanno saltare la testa dall’infinita bellezza.

1. THE SMILE
Wall of Eyes
[ Self Help Tapes ]
La nostra recensione
Quante classifiche con al primo posto questa band? Il non Side-project dei Radiohead, aka The Smile, ha di nuovo sbaragliato le carte proponendoci qualcosa di incredibile e oggettivamente perfetto. Forse il loro miglior disco finora (e anche “Cutouts” non è niente male, sia chiaro), e quindi chissene se dobbiamo aspettare altri anni per una reunion. Questo progetto ci rende troppo felici.