
Esordio interessante quello targato De Drancesco, ensemble che per convenzione potremmo definire pop-rock, guidato da Mario De Francesco, polivalente artista di area bresciana.
“Cupio invenire” colpisce per i suoi spunti letterari, esplicitati sin dalle note di copertina, dove ogni singolo brano in pratica deriva da delle suggestioni particolari derivate da alcuni titoli più o meno noti.
Non spaventi però il fatto che vengano citate opere maestose per temi e profondità quali “Delitto e castigo” (che ispira l’iniziale “Rodja”) o “Fight Club” che richiama direttamente il capolavoro di Palahniuk, perché il tutto è corroborato da una musica tanto levigata quanto affascinante, impreziosita da arrangiamenti che conferiscono al disco classe, spessore e il giusto alone di mistero.
Viene in mente qualcosa dei Baustelle, specie per lo sposarsi sublime delle voci di De Francesco e della cantante Valentina Braga (come accade ad esempio in “Lee Miller” o nell’ evocativa “Frequenze”) ma è possibile ritrovare pure i Bluvertigo in quella che è una ricerca ancora attiva di una definizione più specifica e personale.
Le premesse però sono ottime, per un lavoro che si fa ascoltare con grande piacere.
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