15. REBEL REDGE
di Jermey Saulnier
Ed ecco che proprio quando su una produzione originale cinematografica di Netflix non ci scommeteresti manco un soldo bucato, il colosso streaming americano se ne esce con quello che probabilmente rimarrà l’action del 2024. Ancora più una notizia il fatto che non si tratti di un action caciarone e ad alto tasso di stunt, bensì di una pellicola essenziale, a tratti disperati e a tratti nichilista, gestita dal regista per sottrazione, con un controllo quasi “manniano” del genere.
(MC)
14. ENEA
di Pietro Castellitto
Castellitto (figlio) continua questa sua descrizione tra il surreale e l’inquietante neorealismo della Roma bene. Si concentra sul quadrante che più conosce (ne fa parte nella vita di tutti i giorni), Roma nord. Lo inseriamo solo per la scena con Adamo Dionisi (grande comprimario scomparso pochi mesi fa) con il sottofondo di Maledetta primavera.
(Valerio Lupi)
13. THE WELL
di Federico Zampaglione
L’horror nostrano con lo splatter al centro di tutto è tornato. Zampaglione se ne fa carico e ripropone un cinema che in Italia era stato demolito scientemente. In puro stile revival, il film è uscito d’estate ed il pubblico ha risposto presente. Recitazione un po’ in ribasso, ma l’intreccio della trama ed il gore protagonista rendono il film una piccola perla.
(Valerio Lupi)
12. TRAP
di M. Night Shyamalan
La meta-shyamalanata, poteva essere una vaccata e invece l’ha ingarrata!
(MC)
11. PERFECT DAYS
di Wim Wenders
Si parla spesso di rinnamorarsi delle piccole cose, dei piccoli gesti, della cura di sé, di una vita lenta, cose verso cui questo film ti spinge più di mille parole e intenzioni.
(MC)
10. POOR THINGS
di Yorgos Lanthimos
Eccentrico, eccessivo, visivamente pittoresco, bizzarro, Lanthimos che incontra la fiaba e il femminismo.
(MC)
9. DUNE 2
di Denis Villeneuve
Ne abbiamo già parlato appena uscito. La storia continua ed è lo sguardo politico di Villeneuve ad essere sempre al centro di tutto. La fotografia e gli splendidi scenari di ambientazione rimangono scolpiti a lungo nella memoria degli spettatori. Film da cinema, a casa perde.
(Valerio Lupi)
8. THE HOLDOVERS
di Alexander Payne
Un po’ film di Natale, un po’ “L’attimo fuggente”, non si lesina in lacrime e Giamatti è colossale.
(MC)
7. UPON ENTRY
di Alejandro Rojas
Un kammerspiel aeroportuale che in ottanta minuti scarsi trasforma le vittime in sospetti e mozza il fiato con la sola forza della situazione e delle interpretazioni.
(MC)
6. LONGLEGS
di Oz Perkins
Solo il figlio dell’attore più inquietante della scena horror mondiale, poteva partorire un horror così semplice da togliere il fiato. Longlegs provoca brividi di paura tanto quanto lo sguardo fisso in camera di Anthony Perkins nel fotogramma finale di “Psycho”. Una rievocazione della paura in stile anni novanta. La provincia americana deumanizzata, le grandi case nella neve, l’inquietante cerone di Nicholas Cage (sopra le righe ma davvero bravo). Non è il Silenzio degli innocenti chiaramente, ma le atmosfere lo ricordano molto. È lassù con i migliori per il 2024.
(Valerio Lupi)
5. CHALLENGERS
di Luca Guadagnino
Un film sul tennis e sul triangolo amoroso che diventa una delle esperienze sensoriali più inebrianti del cinema degli ultimi anni, un esercizio estetico che trascende il suo stato e coinvolge dal primo all’ultimo minuto.
(MC)
4. CIVIL WAR
di Alex Garland
Un film fantapolitico che è poco fanta e molto politico. Una nuova guerra civile americana figlia delle fake news e della mancanza di valori della società americana (in generale di quella occidentale). Un’odissea che passa dall’orlo della abisso all’abisso stesso. Qualche anno fa avremmo pensato a qualcosa di talmente lontano da essere irrealizzabile, oggi appare quasi come una cronaca fedele dei giorni nostri. Inquietante e bello.
(Valerio Lupi)
3. THE IRON CLAW
di Sean Durkin
A metà del guado tra “The Wrestler”e le vergini suicide di Sofia Coppola, Durkin usa i corpi di Efron e Allen White per inscenare la dolorosa saga famigliare dei Von Erich, non provare malinconia per gli anni ’80 sarà difficile quanto trattenere le lacrime.
(MC)
2. THE ZONE OF INTEREST
di Jonathan Glazer
Un film così concettuale da ricordare per ampi aspetti un’installazione d’arte, una pellicola che lascia l’orrore ovvio fuori campo, per inquadrare però quello vero, quello di chi volta la faccia e pianifica il massacro come stesse rifornendo un supermercato.
(MC)
1. THE SUBSTANCE
Di Coralie Fargeat
Immaginate che una mattina bussino alla porta di casa vostra Cronenberg, Lynch, Kubrick, Yuzna e chissà quanti altri. Immaginate di intrattenervi con loro, chiacchiere varie sui loro migliori film, sulle scene più iconiche. Questo è “The Substance”, una bellissima chiacchierata e carrellata visiva dei migliori film dei signori sopra citati. La Fargeat disegna un film sulla paura di invecchiare che cancella totalmente quella di morire, non invecchiare a costo di morire. Demi Moore rappresenta al massimo della condizione la star decaduta che non vuole l’oblio della vecchiaia. Una satira drammatica rappresentata nel miglior modo possibile, un body horror alla Cronenberg. È il miglior film dell’anno per noi.
(Valerio Lupi)