Non è affatto facile smarcarsi da una band come i Chvrches e risultare credibili. Anche solo per ciò che ha rappresentato nel tempo quel gioiellino indie-pop che risponde al nome di “The Bones Of What You Believe” (anno di grazia 2013). Sì, insomma, la formazione di Glasgow nel corso degli anni è diventata quasi un “cult”, una sorta di simbolo di tutto ciò che di buono (e a volte, di sbagliato) hanno partorito gli anni Dieci del Duemila.
Beh, Lauren Mayberry ci è riuscita attraverso il suo ottimo disco d’esordio. Sì, perché “Vicious Creature” – questo il titolo dell’opera in questione – pur non rappresentando uno di quegli album che entrerà a far parte della storia della musica – è un lavoro più che dignitoso, che riesce a mettere in evidenza tutto il talento creativo dell’artista scozzese. Certo, il rischio, ascoltando brani quali “Shame” o “Crocodile Tears”, è quello di incappare in tediosi quanto inutili paragoni con molte delle pop-star odierne (da Olivia Rodrigo a Gracie Abrams).
Epperò, la personalità indiscutibile della Nostra, talvolta, riesce a mettere una toppa anche a quei brani dalle produzioni un tantino telefonate (eufemismo). Ed allora pezzi come “Oh, Mother” o la stessa (splendida) “Mantra”, tratteggiano tutto l’immaginario evocativo di un artista che sa decisamente il fatto suo. Va da sé, dunque, che l’epica barocca dei Chvrches, all’interno di alcune tracce presenti in “Vicious Creature”, venga spogliata di ogni sovrastruttura tecnica, consegnandoci un prodotto decisamente più immediato.
“Sunday Best”, per esempio, è una cavalcata pop-rock in cui la voce di Lauren sì amalgama quasi alla perfezione con il campionario armonico del brano, mentre il refrain malinconico dell’iniziale “Something In The Air” è talmente catchy (nell’accezione, per una volta, più positiva del termine) che richiama un po’ a quegli inni indie-pop anni Novanta che oggi tanto rimpiangiamo. La super-ballatona “Are You Awake?”, solo piano e voce, va a concludere in maniera definitiva un album che rappresenta un buon punto di partenza per la carriera solista dell’iconica cantante dei Chvrches. E chissà che non possa donare nuova linfa anche alla creatività (un po’ smarrita) della band scozzese.