I Bonny Light Horseman, il supergruppo folk composto da Anais Mitchell, Eric D. Johnson (Fruit Bats, The Shins) e Josh Kaufman (The National, Hiss Golden Messenger, Muzz), sono tornati a giugno con questo loro terzo LP, che arriva dopo nemmeno due anni dall’ottimo sophomore, “Rolling Golden Holy“.
Scritto nello spazio di cinque mesi nel corso del 2023, il nuovo album del gruppo di stanza a NYC è stato registrato per la maggior parte alla Levis Corner House di Ballydehob in Irlanda, mentre lo stesso Kaufman si è occupato della produzione. Il disco è stato poi terminato ai Dreamland Recording Studios in Upstate New York, dove la band aveva già lavorato anche per i suoi due precedenti full-length.
La press-release ci fa sapere che i temi delle canzoni della prolifica formazione folk statunitense sono davvero svariati come l’amore e la perdita, la speranza e il dolore, la comunità e la famiglia, il cambiamento e il tempo.
Un doppio LP composto da ben venti canzoni (diciotto più due brevi interludi spoken word) per oltre un’ora di musica, dove per fortuna trova sempre spazio la qualità.
Proprio la traccia più lunga di questo disco è, a nostro avviso, la più bella e anche la più emozionante: stiamo parlando di “Old Dutch” (quasi sei minuti), in cui si intrecciano le voci della Mitchell e di Johnson, regalando momenti puliti, intensi ed eleganti, disegnati con piano e chitarra e con melodie dai sapori folk davvero di classe.
Non manca la raffinatezza nemmeno nella successiva “When I Was Younger”, dove convivono con grande bellezza gli assoli delle sei corde, la passione dei vocals e l’intimità del piano e del sax: il risultato è totale e avvolgente.
“Hare And Hound”, invece, ci porta su territori country-folk con l’uso del banjo e mandolino e quella sua genuinità intensa, ma allo stesso tempo elegante.
“Tumblin Down” mette in luce ancora una volta la brillantezza dell’unione delle voci di Johnson e della Mitchell, camminando attraverso influenze folk-rock ed emozionando ancora una volta, mentre i due raccontano di una relazione sentimentale che sta volgendo al termine.
La gentilezza pervade “The Clover” con le sue interessanti percussioni e allo stesso tempo la sua atmosfera pulita e le sue melodie chitarristiche folk dai toni poppy incredibilmente leggere ci regalano bellissime sensazioni.
Impossibile poi non citare “Your Arms (All The Time)”, un altro perfetto duetto tra la Mitchell e Johnson di qualità jazzy: ci pensano il piano, un drumming appena sfiorato e qualche fiato svolazzante ad arricchire la tavolozza sonora, mentre la dolcezza e il romanticismo la fanno da padroni.
Un disco sicuramente molto lungo, ma altrettanto bello con pochissimi punti deboli e una eleganza che pervade praticamente ogni sua parte, a cui si aggiunge una piacevole luminosità pop che lo rende ancora più magico e bello.