Detroit, la band formata da Bertrand Cantat, ex cantante e chitarrista dei Noir Désir, ritorna sul proscenio musicale con un album – “L’Angle” – che sa di Poesia e malinconica consapevolezza. Sì, insomma, del vissuto di Cantat si è scritto e raccontato un po’ tutto. Quel che conta, a ‘sto giro, è l’estrema compattezza di un progetto che gira intorno a undici tracce impregnate di gusto e raffinatezza metrica. Del resto, basta ascoltare pezzi come “Les Ames Sauvages” o la stessa “Oh Non Non Non” per rendersi conto di trovarsi al cospetto di un lavoro maledettamente convincente. Poco da aggiungere.

Il disco in questione, infatti, è intriso della tipica malinconia del gruppo francese. Non solo. Sì, perché all’interno dell’opera, anche i fan dei cari vecchi Noir Désir troveranno echi dorati di quell’epoca dark ma dannatamente rock, riletti, però, con maturità e saggezza. Una traccia come “Recueillement”, per esempio, immerge l’ascoltatore in un universo oscuro e accattivante, dove le parole di Cantat risuonano con un’intensità unica. Anime selvagge e metriche too classy. Volendo, potremmo sintetizzare così il mood atavico di un album che scorre via con estrema piacevolezza. E cosa dire della (splendida) title-track, se non che rappresenta il perfetto biglietto da visita per i Nostri?

Redenzione e resilienza sono le pietre miliari del nuovo corso intrapreso dai Detroit, con la voce di Bertrand Cantat – qui più potente ed emozionante che mai – al centro di un album spudoratamente schietto. I testi, infatti, denotano una sincerità disarmante e creano una connessione piuttosto intima con l’ascoltatore. Ritornando al mero aspetto musicale, invece, “Les Roseaux Soucieux” evidenzia tutta la vulnerabilità e tutta la forza interiore di un artista che disegna paesaggi sonori con il solo utilizzo della propria voce. Da notare anche il dettaglio – non certo di poco conto – del ritorno dell’armonica, elemento chiave dell’identità sonora di Bertrand Cantat, che apporta profondità e ricchezza all’album.

Provando a tirare un po’ le somme, dunque, potremmo definire “L’Angle” come un lavoro con i controfiocchi, frutto dell’ottima vision creativa di uno degli artisti più controversi del mainstream musicale. L’angolo dei Detroit è un posto in cui rifugiarsi quando si ha voglia di immergersi in un romanzo sonoro fatto di versi poetici e di storie di ordinaria malinconia. Chapeau.