I Corridor sono tornati lo scorso aprile, dopo quattro anni e mezzo dall’uscita del loro terzo LP, “Junior“, con questo nuovo full-length: pubblicato ancora dalla storica Sub Pop Records, il disco prende il nome dalla gatta del chitarrista e cantante Jonathan Robert.
La band canadese. la prima di lingua francofona a essere messa sotto contratto dalla label di Seattle, lo ha co-prodotto insieme a Joojoo Ashworth (Dummy, Automatic) allo Studio Gamma di Montreal, mentre Heba Kadry (Bjork, Beach House, Sufjan Stevens) si è occupata del mastering.
Il nuovo album dei Corridor, al contrario del precedente, che era stato terminato in fretta per rispettare la deadline richiesta dalla casa discografica, è stato scritto con calma e lo stesso Robert ammette che si sono presi il tempo necessario, cercando di lavorare in modo diverso rispetto al passato e di creare qualcosa di nuovo.
Partiamo proprio dall’inizio con i cinque minuti di “Phase IV”, brano che apre “Mimi”: questo pezzo non sfigurerebbe in un album dei Deerhunter, citati proprio dai Corridor tra le loro influenze. Saltellanti linee di basso, promettenti beat e un’atmosfera rilassata sembra perfetta come start: ovviamente non mancano le dolci melodie disegnate dalla voce di Dominic Berthiaume, ma nemmeno un’inaspettata inserzione chitarristica decisamente al limite del noise.
Interessante anche l’evoluzione di “Caméra” che, dopo un intro ambient dalle tonalità elettroniche cupe, decide di incamminarsi su territori post-punk disegnati da sei corde dissonanti che tanto ricordano i loro connazionali Preoccupations, mentre i vocals di Berthiaume aggiungono un elemento soft al brano.
Nella seconda parte del disco “Mourir Demain”, nonostante il titolo apparentemente non molto ottimista, è piuttosto trionfante ed è in continuo crescendo con arrangiamenti notevoli che vogliono celebrare una vita vissuta bene.
Giungiamo alla conclusione di questi trentadue minuti con “Pelicule”, un piccolo gioiello che sembra volerci riportare verso il sole e la luminosità della West Coast degli anni ’60 ovviamente in chiave lo-fi, ma con una grande gentilezza e con arpeggi preziosi.
Un viaggio ricco di spunti e davvero piacevole, questo quarto LP dei Corridor segna una nuova progressione per il gruppo canadese, capace di regalare sia ottime melodie che di portare novità all’interno del proprio sound.