Molta l’attesa per il nuovo album di Hayden Anhedönia in arte e in musica Ethel Cain. Artista e attivista dalle molte vite, appassionata, semplice e maestosa dal vivo come raccontato da Dimitra Gurduiala al recente Primavera Sound. Cresciuta in fretta grazie a un buon numero di EP e al catartico esordio “Preacher’s Daughter” uscito nel 2022.

Un concept album che attraverso diversi personaggi rielaborava dolorose esperienze passate, ispirate in parte alla sua infanzia in una famiglia fortemente religiosa (il padre era diacono della Southern Baptist Convention in Florida). Quel fortunato e valido mix di indie rock, folk, southern gothic le ha permesso di andare in tour (tre volte dal headliner) e di aprire i concerti di Mitski, boygenius, Florence And The Machine.
“Perverts” è decisamente più estremo nei temi trattati e nel sound che evita spesso le più semplici armonie per avventurarsi in praterie slowcore e ambient, con brani che arrivano anche a toccare i dodici, tredici, quindici minuti. Un viaggio nel cuore più oscuro dell’America di ieri e di oggi, ideato e prodotto da Ethel Cain che ha suonato buona parte degli strumenti, affiancata dai soli Matthew Tomasi dei 9million e Angel Diaz.
Violenza, perversioni, pedofilia, amore non corrisposto e malato, sofferenza e dolore rivestono nove tracce che si chiedono quanto può essere profonda la vergogna, quanto deve esserlo per venir giustificata. E’ l’inno “Nearer, My God, to Thee” ad aprire il disco, poi un lungo silenzio e le prime note distorte della title track, elettronica fredda e pulsante riproposta anche in “Housofpsychoticwomn”, nello spoken word “Pulldrone” abilmente alternata a brani più melodici.
Il singolo “Punish” dall’indole dark e oscura, graffia e illude con pianoforte, spettrali, apocalittici innesti di sintetizzatori e quel riferimento alla storia di Gary Plauché (accusato di aver rapito e abusato del figlio nel 1984) solo uno dei personaggi che popolano un album che sa ammaliare con il ritmo minimale e incalzante di “Vacillator”, della spettrale e rumorosa “Onanist”, della delicata “Etienne” e della splendida “Amber Waves”.
Hayden Anhedönia non arriva agli echi brutali dei Throbbing Gristle ma sperimenta coraggiosamente con quelle sonorità in “Thatorchia”. “Perverts” potrebbe essere per Ethel Cain quello che “Ultraviolence” è stato anni fa per Lana Del Rey anche se come suono sono quanto mai distanti. Entrambi dischi controversi, spietati e fragili, non adatti ai puri di cuore, dal fascino maledetto.