
Nel quarto album di Chrystia Cabral a nome Spellling, l’artista della Bay Area trasforma il suo acclamato progetto avant-pop in uno specchio. I testi di “Portrait of My Heart” (atteso il 28 marzo) affrontano l’amore, l’intimità, l’ansia e l’alienazione, scambiando l’approccio allegorico di gran parte del suo lavoro precedente con qualcosa che punta al suo cuore umano. La schiettezza tematica dell’album trova eco negli arrangiamenti, che ne fanno l’album più nitido e diretto fino ad oggi. Dall’oscuro minimalismo della sua prima musica al prog-pop riccamente orchestrato di “The Turning Wheel” del 2021, fino a questa nuova energica espressione del suo spirito creativo, Cabral ha dimostrato ancora una volta che gli Spelling possono essere tutto ciò di cui ha bisogno.
La title track, con il suo groove propulsivo di batteria e il coro anthemico di “I don’t belong here“, è l’incarnazione più potente della svolta emotiva dell’album. Una volta emersa la melodia principale, Cabral ha usato la canzone come strumento per elaborare la sua ansia come interprete e ha optato per una composizione più serrata e orientata al rock. Questa trasformazione rispecchia il più ampio spostamento dell’album verso l’energia e l’immediatezza, guidato dalla band principale composta da Wyatt Overson (chitarra), Patrick Shelley (batteria) e Giulio Xavier Cetto (basso), la cui collaborazione svela nuovi contorni del suono degli Spellling. Cabral scrive ancora e fa demo in isolamento, ma presentare le canzoni di “Portrait of My Heart” ai suoi compagni di band l’ha aiutata a scoprire le loro forme vivaci e organiche.
I contributi di ospiti chiave danno ulteriore forma all’album. Chaz Bear (Toro y Moi) duetta per la prima volta con Spellling su “Mount Analogue”, il chitarrista dei Turnstile Pat McCrory trasforma il demo originale di Cabral al pianoforte per “Alibi” nella versione più muscolosa appare sul disco, mentre Braxton Marcellous degli Zulu dà a “Drain” il suo peso sludgy. Queste parti non sono solo incorporate senza soluzione di continuità nell’album, ma si sentono parte integrante del suo universo;
In definitiva, però, “Portrait of My Heart” non è un disco di nessuno, se non di Cabral. Senza timore, la Cabral tira fuori il sipario su parti di sé che non aveva mai incluso nel progetto prima d’ora: la sua sensazione di essere un’emarginata, la sua natura eccessivamente guardinga, il modo in cui può gettarsi avventatamente in relazioni intime e poi raffreddarle altrettanto rapidamente. “È un diario aperto di tutte queste sensazioni“, dice.
Tracklist:
Portrait of My Heart Keep It Alive Alibi Waterfall Destiny Arrives Ammunition Mount Analogue Drain Satisfaction Love Ray Eyes Sometimes