Non solo al trip-hop, che di lì a poco avrebbe visto il proprio germogliare, Bristol può essere legata.

Era la fine degli anni ’80 quando David Gavurin e Harriet Wheeler si conobbero all’università , per di lì a poco dar vita ai The Sundays.

Qualche pezzo, e già  la Rough Trade che mette gli occhi addosso a questi ragazzi: perchè il binomio Gavurin/Wheeler è dei più belli, naturali e riusciti che si possano immaginare.

I The Smiths (anch’essi passati sotto la Rough Trade“…) si erano sciolti qualche anno prima, ma pancia e cuore di chi li aveva amati non erano certo sazi: i due ragazzi (compagni anche nella vita sentimentale) lo sapevano, e sapevano bene anche come colmare questo vuoto. Anzi, come surrogarlo. Perchè, come a più riprese detto senza però incorrere in errore, in “Reading, Writing and Arithmetic” sarà  facile trovare quelle ambientazioni soniche dei The Smiths più melliflui mescolarsi con dovizia ad un’ingredientistica maggiormente sognante e popedelica.

Tempo di premere play ed è subito magia, infatti, con “Skin & Bones”, dove la chitarra tintinnante di Gavurin come si abbraccia alla voce che sa essere argentina, quanto vellutata ed angelica, della Wheeler. Per uno zenith che arriva immediato, con il masterpiece “Here’s Where The Story Ends”: trame di chitarra smithsiane (con un rimando evidente a “Cemetry Gates” firmata Mozza-Marr) che si intrecciano con la voce fresca quanto lieve della cantante. “A little souvenir, of a terrible year“, è il refrain che rimarrà  impresso nella mente dei più.

Agrodolcezza in musica data, soprattutto, dalla setata voce della Wheeler e dal contenuti dei testi: c’è infatti un lietmotiv che percorre il lavoro, ovvero quello della cantante che quasi proclama e dichiara la sua forza, la sua indipendenza, arrivando a parlare di rifiuti a ragazzi o anche a dimostrazione di vigore (vedasi “I Kicked a Boy” o “You’re Not The Only One I Know”) come a smarcare invece quel senso di solitudine, inquietudine e malinconia compagno di quelle giornate.

Ci sono sì pezzi più pimpanti (“Hideous Town”, “My Finest Hour” o le impennate di “A Certain Someone”) ed un ultimo bagliore che illumina l’altrimenti plumbeo finale demandato a “Joy”, ma il tutto per un vestito sonoro sicuramente ed in linea di massima meno nervoso e stratificato di alcuni passaggi dei più volte accostati The Smiths: sono carezze e lieve vento da mezza stagione, dati dalla semplicità  e delicatezza della voce della Wheeler che viaggia a braccetto con gli scintillii della chitarra di Gavurin, a segnare un percorso in falsopiano con pochi saliscendi e docili sterzate, ma che non per questo presenta momenti di flessione qualitativa o punti deboli.

“Reading, Writing and Arithmetic” arriverà  al quarto posto della UK Charts due settimane dopo la sua uscita. Maggiore successo commerciale e una maggiore pienezza artistica verranno poco più avanti ed ancora da lì a pochi anni la luce si spengerà : Harriet e David si sposeranno, e preferiranno una vita lontana dai riflettori che una da potenziali stelle nel firmamento dell’alt-pop.

Non sapremo mai se la scelta sia (stata) giusta o meno, sappiamo però che come i The Smiths lasciarono un vuoto in cui i The Sundays furono bravi e fortunati ad entrare, a loro volta questi lasciarono un tappeto di splendida nostalgia che ancora attanaglia tanti di quei ragazzi che erano poco più di ventenni in quel 1990, e che riemerge ad ogni ascolto di questo “Reading, Writing and Arithmetic”: e che ancora oggi contagia decine e decine di band che si lasciano influenzare dal pop sognante, emotivo e delicato che i The Sundays furono così bravi a mettere in posa.

 

The Sundays – Reading, Writing and Arithmetic
Data di pubblicazione: 15 Gennaio 1990
Tracce: 10
Lunghezza: 38:34
Etichetta: Rough Trade
Produttore: The Sundays, Ray Shulman

Tracklist:

1. Skin & Bones
2. Here’s Where the Story Ends
3. Can’t Be Sure
4. I Won
5. Hideous Towns
6. You’re Not the Only One I Know
7. A Certain Someone
8. I Kicked a Boy
9. My Finest Hour
10. Joy