Una lunga strada quella che ha portato all’esordio di Flora Hibberd nata a Londra ma da tempo residente a Parigi, autrice di numerosi singoli a nome Viq & Flora e validissimi EP come “The Absentee” “Archipelago” e “Hold” che hanno creato fertile terreno per la nascita di “Swirl”.

Undici brani registrati da Shane Leonard con il fido Victor Claass a chitarra e tastiere, JT Bates a batteria e percussioni, Ben Lester a pedal steel e synth, Pat Keen al basso. Un gruppo di affiatati musicisti capaci di dar corpo alla visione musicale di Flora Hibberd.
Un viaggio tra indie folk e alt folk con la voce di Flora magnetica e minimale a dettare il tempo in arrangiamenti curati e definiti in ogni dettaglio, fin dalle prime note di “Auto Icon”. Intense le melodie, la pedal steel in “Remote Becoming Holy” perfetta nel suo incontro con la batteria.
Costante l’alternanza tra brani accessibili (“Code” ad esempio) e altri più riflessivi sulla scia della bellissima, evocativa “Every Incident Has Left Its Mark”.
Un album dal fascino deciso e sofisticato che tra le armonie di “Canopy”, l’eleganza di “Baby”, grinta e ritmo in “Jesse” e “Lucky You” e il minimalismo di “Fearn” si muove tra atmosfere solari e malinconia come avviene nel finale con “Still No Closer” e “Ticket”.
Artista matura e pronta per palcoscenici importanti, Flora Hibberd si inserisce nel gruppo di valide cantautrici capitanato da Aldous Harding, Adrianne Lenker e lo fa con grande personalità.