Tamara Lindeman è tornata e ovviamente ciò non puo’ che farci molto piacere: sono passati quasi tre anni dall’uscita del suo ottimo sesto LP, “How Is It That I Should Look At The Stars” e ora arriva anche questo “Humanhood”, pubblicato ancora una volta dalla sempre gradevole Fat Possum Records.

Credit: Sara Melvin

Prodotto dalla stessa Tamara insieme a Marcus Paquin, il disco è stato registrato al Canterbury Music Company di Toronto in due sessioni a fine 2023, in cui la canadese e la sua band hanno improvvisato live.

Composto da tredici pezzi, di cui ben quattro solo piccoli schizzi strumentali ambient della durata di un minuto o poco più, “Humanhood” è ricco di spunti interessanti e di momenti di classe, che dimostrano il talento della Lindeman e dei suoi compagni di avventura.

“Window” è una delle canzoni più accessibili di questo album con quella sua sensazione di larghezza strumentale e una voglia pop dalla bella melodia, nonostante si trovi una sensibilità jazz sia nel piano che nel flauto svolazzante: la ciliegina sulla torta poi è la voce di Tamara ricca di passione e di intesità emotiva.

Non bisogna fare molti passi avanti per trovare un altro brano davvero convincente come “Body Moves”: non ci colpisce solo per la bellezza e l’eleganza della sua strumentazione, tra organo, synth, percussioni, violino e fiati, ma anche per la sua leggerezza e per la sua sensazione di intimità davvero elevata.

Molto interessante anche l’esperimento di “Irreversible Damage”, dove sentiamo solo uno spoken-word che rimane in sottofondo, mentre gli strumenti improvvisano senza paura e con raffinatezza, dalle sempre presenti e decise linee di basso alle incisive percussioni, ai fiati svolazzanti, al delicato piano: il risultato è incredibilmente rilassante e non puo’ che lasciarci con la voglia di averne ancora.

“Sewing” chiude il disco con una strumentazione minimale fatta di piano e percussioni, ma ancora una volta è la voce della canadese a regalarci emozioni vere e tanta sensibilità, mettendo il cuore in prima linea.

Sicuramente un disco che ha bisogno di più ascolti, ma “Humanhood” è un altro lavoro eccellente della Lindeman, in cui la qualità rimane sempre elevatissima e dove la musicista di Toronto dimostra ancora una volta di non aver paura di sperimentare e di provare cose nuove: senza dubbio lo ritroveremo molto in alto nelle Top 10 di fine anno.