Veramente bello, romantico e intenso il nuovo disco di C Duncan, che si apre a suggestioni anni ’70 ricche di arrangiamenti preziosi d’archi, suite al piano, squisiti cori e una narrazione musicale a metà tra il fiabesco e il cinematografico.

Voleva arrivare proprio qui il nostro C Duncan, voleva fortemente questo suono e per farlo e averlo ha seguito una in cui avere il pieno controllo della situazione, in modo certosino e casalingo, arrangiandosi per lo più da solo nel suo studio di Helensburgh e, giusto per accentuare il lato “famigliare” del risultato, ha arruolato addirittura i suoi genitori, entrambi musicisti classici in pensione, per suonare le partiture d’archi. Se si parla di amori e di perdite importanti, come in questo disco, la parte emozionale è fondamentale e C Duncan con questo lavoro “solitario” si è concentrato al massimo su questo aspetto, ascoltando il suo cuore e mettendo in musica le sue sensazioni e questo arriva fortemente all’ascoltatore. Il tutto, ci tengo a dirlo, senza mai risultare troppo ridondante o eccessivamente barocco, ma mantenendosi sempre in perfetta linea di galleggiamento anche neio momenti più arrangiati e intensi, senza scivolare mai nel troppo svenevole.
Che si guardi agli anni ’60 (“Triste Claire De Lune”), che si punti alla ballata romanticissima (“Lucky Today”), che il mood si quello lounge di un gradevolissimo party anni ’70 a bordo piscina con sgurdi e baci sfuggenti e frizzanti (“Surface Of a Fantasy”) o che il brio prenda il sopravvento (“Think About You”) tutto fila con grande grazia e melodia. In alcuni momenti, grazie a questi arrangiamenti rigogliosi sembra proprio di ascoltare qualcosa che sarebbe potuto uscire dalla penna del miglior Rufus Wainwright o Neil Hannon.
Ci sono dei momenti molto toccanti, di quelli che accompagnati a certe immagini “giuste” non potrebbero che condurci alle lacrime, penso a “Sadness”, ad esempio, in cui tra archi maestosi e malinconia vi giuro che la commozione è a un passo, ma forse il massimo dell’ hollywoodiano lo troviamo nella conclusiva “Time and Again”, magistrale conclusione che fa il pari con la meravigliosa apertura destinata alla title track che scivola vivace squisita su una melodia dolcissima sostenuta dal piano, dalla bella cura delle armonizzazioni delle voci e dagli archi.
Un disco fuori dal tempo, fuori dalle mode e che ci riporta a tempi musicali andati con reale buon gusto e sincerità. Un disco che guarda al passato, certo, ma che ha tutte le carte in regola per farsi amare anche nel presente.