Omar Rodriguez Lopez e i suoi sogni di concept. Un’epopea psichedelica dal retrogusto hardcore/progressive. Sembra ieri e invece si tratta di vent’anni or sono. Prostitute, spacciatori, vergogna ancestrale, elucubrazioni mentali, c’è un po’ di tutto nello splendido “Frances The Mute” dei mai banali The Mars Volta. Storie ideate dalla penna (e dalla frenesia artistica) del caro vecchio Omar e cantate a squarciagola dalla voce inconfondibile di Cedric Bixler-Zavala, frontman dei Nostri. Epperò, prima di procedere con qualsiasi altra disamina, dovremmo riuscire ad ammettere – a noi stessi prim’ancora che al tempo inesorabile – che “Frances The Mute” è un’opera incredibilmente compiuta, sia per ciò che concerne la parte strumentale che per quella riguardante la narrazione.

Sì, insomma, il secondo album in studio della band a stelle e strisce rappresenta un mucchio di assoli di chitarra che si ripetono l’uno dopo l’altro, culminando, deliziosamente, in un’enorme – quanto all’epoca inaspettata – odissea jazz. E scusate se è poco. Del resto, brani come ““Cygnus… Vismund Cygnus“ o la stessa “The Widow” servono proprio a questo: a raccontarci di un’era in cui ci si lamentava oltremodo per un gruppo di nerd americani che provavano a gettare il prog oltre l’ostacolo. Beh, ci sbagliavamo di grosso (ed è l’ora di ammetterlo) considerata la piega piuttosto banalotta in cui è incappato il Regno delle Sette Note negli ultimi lustri.

E allora tanto vale tenersi stretti e ben ancorati alla melodia sublime di ““L’Via L’Viaquez“, dove un ritmo di chitarra in stile Santana ci trasporta – con estrema piacevolezza – tra i meandri creativi della mente del sunnominato Rodriguez Lopez. Oppure, perché no, a quell’infinito atto finale che risponde al nome di “Cassandra Gemini”. Trentadue minuti di frenate e accelerazioni musicali, divise a metà tra gli anni Settanta di band dannatamente blasonate – Yes, Emerson Lake & Palmer – e la voglia di futuro, che era ancora molto presente, nell’annus domini 2005. Per carità, non stiamo mica parlando della versione moderna di Page e Plant (ci mancherebbe altro) ma, a modo loro, e per un brevissimo lasso di tempo, quegli allegri bontemponi di Cedric Bixler Zavala e Omar Rodriguez Lopez – come dei moderni Don Chisciotte e Sancio Panza – hanno provato a riscrivere le regole di un gioco, quello del mainstream internazionale, che nei primi anni Duemila non era ancora alla portata di tutti (fortunatamente).

Oggi, probabilmente, la pubblicazione di un disco(ne) come “Frances The Mute” verrebbe salutata con gelida indifferenza. Soprattutto dagli amanti dello streaming sfrenato e degli album dozzinali (della durata di tre secondi) da ascoltare come blando sottofondo tra una story su Instagram e uno sbadiglio su Tik Tok. E no, non si tratta di essere dei boomer o dei millennials in decadenza, ma degli osservatori maledettamente sconsolati. Ad ogni modo, vent’anni fa esatti, sul pianeta Terra, si potevano ancora ascoltare – con passione e devota attenzione – delle opere realizzate come Dio comanda. “Frances The Mute” non sarà il disco del secolo, ma è un lavoro che ha confermato, nel corso del tempo, la bontà del progetto The Mars Volta.

Siano lodati, dunque, Omar Rodriguez Lopez e i suoi sogni di concept

Pubblicazione: 11 Febbraio 2005
Durata: 76:57
Dischi: 1
Tracce: 5
Genere: progressive, fusion, alt-rock
Etichetta: Gold Standard Laboratories
Produttore: Omar Rodriguez Lopez

Tracklist:

  1. Cygnus… Vismund Cygnus
  2. The Widow
  3. L’Via L’Viaquez
  4. The Twilight Hour
  5. Cassandra Gemini