Ripley Johnson è un musicista molto impegnato con numerosi progetti, partendo dai Wooden Shjips, passando per i Moon Duo fino a Rose City Band: proprio con quest’ultimo moniker il musicista di stanza a Portland ha appena pubblicato, via Thrill Jockey, il suo quinto LP, che arriva a distanza di nemmeno due anni dal precedente, “Garden Party“.

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Nonostante lo statunitense ammetta che con Rose City Band l’intenzione è quella di scrivere musica edificante, questa volta però non è riuscito a evitare di far entrare anche l’ombra all’interno del suo disco (come già fa immaginare il titolo stesso).

Influenzato dagli anni ’70, il disco gode comunque di atmosfere molto piacevoli come possiamo trovare, per esempio, in un brano come “Sunlight Daze”: pieno di sensazioni nostalgiche, questo pezzo rimane sempre con un ritmo basso, mentre gode di ottime melodie e di un’eleganza country-folk dove la pedal steel di Barry Walker svolge un ruolo da protagonista.

La successiva “Radio Song”, invece, con le sue ottime chitarre sembra essere uscita da una radio degli anni ’70 tra luminosità pop, influenze di Americana e una leggera e sempre gradita vena psichedelica.

Troviamo delicata psichedelia chitarristica anche nel delizioso singolo “Seeds Of Light”, dove si fanno notare anche ottime percussioni, insieme a un certo tocco West Coast, mentre “Open Roads” ha una particolare influenza country dalle tinte pop, gentili quanto piacevoli.

I ritmi bassi e l’atmosfera soft caratterizzano anche la conclusiva “The Walls”, dove alla pedal steel si aggiunge anche il gradito suono dell’organo.

Un album che lascia ben vedere le sue influenze e le sue tinte nostalgiche, ma che allo stesso tempo ci regala una quarantina di minuti in cui la malinconia e il sole dimostrano di poter convivere senza problemi.