Diciassette brani in trentanove minuti in un nuovo esercizio di sintesi per i Guided By Voices che dopo “Strut Of Kings” non potevano far mancare la loro annuale dose di musica. “Universe Room” non regala grosse sorprese ma continua di buona lena un percorso solido e visionario.

Brani ruvidamente indie rock come “Driving Time” e melodie in tipico stile Robert Pollard come quelle di “I Couldn’t See The Light” si alternano a pezzi rapidi, essenziali, fulminei che solo una volta arrivano a sfiorare i quattro minuti di durata (l’arrembante “19th Man To Fly An Airplane” per la cronaca).
Pollard si sbizzarrisce nelle concise “I Will Be A Monk”, “The Well Known Soldier”, “Independent Animal” tra grinta garage, strumentali e armonie senza tempo. Rabbioso e politico in “The Great Man” dall’arrangiamento particolare con archi e chitarre elettriche, apocalittico in “Play Shadows”, scattante in “Fly Religion” che da sola farebbe la gioia di band ben più giovani.
Conferma di star vivendo un nuovo momento di forma sia vocale che a livello di scrittura e gli altri Guided By Voices s’ingegnano senza perdere colpi tra i molti modi di registrare gli strumenti proposti e sperimentati dal vulcanico Robert che in “Hers Purple” torna a mostrare il suo lato psichedelico.
Livello medio buono dunque con qualche brano incisivo: “Clearly Aware”, la malinconica “Dawn Believes”, gli arpeggi acustici ossessivi di “Fran Cisco”, la rumorosa “Aluminum Stingray Girl” che danno a “Universe Room” una personalità più definita. Nulla di nuovo nel mondo dei Guided By Voices che inseriscono il pilota automatico nella loro selvaggia corsa e giungono a destinazione con un album, il quarantunesimo, di sano e onesto indie rock.