Connubio perfetto quello tra Jonathan Hultén e la Kscope. L’eleganza dell’eclettico cantautore svedese ed ex chitarrista dei Tribulation, già ben evidente nell’esordio “Chants From Another Place” del 2020 e in “The Forest Sessions” uscito nel 2022, ha molto in comune con il sound tipico dell’etichetta di Ulver, The Pineapple Thief, Tesseract, Steven Wilson, Porcupine Tree, Marillion, Ozric Tentacles.

Il secondo album “Eyes Of The Living Night” ne è la definitiva conferma. Co-prodotto da Ola Ersfjord e registrato ai Chanting Studios di Stoccolma, è un viaggio tra stili e generi musicali capace di fondere con grande abilità melodie alt – pop e alt – folk, rock, metal, momenti vicini al prog rivelando una gamma di influenze persino maggiore che in passato.
Raffinatezza e una messa in scena teatrale caratterizzano “The Saga And The Storm” con tastiere e chitarre, riff e armonie dark di grande intensità e in continuo crescendo, la voce di Hultén si prende tutta la scena in “Afterlife” passando dal baritono al falsetto supportata da un arrangiamento che ha la grandiosità del prog e l’immediatezza del pop d’autore.
Non mancano riferimenti al folk migliore in “Falling Mirages”, “Song Of Transience”, “Vast Tapestry”, non a caso Hultén è stato paragonato anche a Bert Jansch e John Martyn, soprattutto per la capacità di mettere a nudo sentimenti e vivide emozioni come fa nella splendida “Riverflame” e in “The Dream Was The Cure” che parte da arpeggi di chitarra acustica e pazientemente costruisce un sound maestoso e drammatico.
Il pianoforte nella strumentale “Through The Fog, Into The Sky” che rielabora la melodia di “Song Of Transience”, “Dawn” tra prog e blues, le chitarre rarefatte di “The Ocean’s Arms” e “A Path Is Found”, l’evocativa “Starbather” toccano le corde giuste. Luce e buio, le mille sfumature dell’animo umano si guardano allo specchio in dodici brani di pregevole fattura che tra modernità e tradizione sanno incantare con profonda grazia e talento.