Gli incantevoli arpeggi iniziali di “After The Harvest” regalano sin da subito un’emozione destinata a cristallizzarsi nel perfetto refrain, ed è così che David Gray inaugura il suo tredicesimo album in studio. Un artista capace di coinvolgere sempre pur rimanendo ancorato al suo classico indie-folk-pop.

Credit: Robin Grierson

Preceduto dall’uscita del singolo “Plus & Minus”, caratterizzato da una vena pop riconoscibile di Gray insieme alla cantante dell’Essex, Talia Rae, questo nuovo “Dear Life” – edito dalla sua etichetta indipendente – ancora la sua profondità intorno a tredici episodi (15 nella versione cd e vinile) scanditi dall’inconfondibile e distinguibile caratteristica di David tanto sommessi ma anche pieni di semplicità e leggerezza come nella bellissima “Eyes Made Rain” o in “Future Bride”, nella quale vivono archi e brio.

Lontano anche in quest’occasione dalle logiche mainstream, il cinquantasettenne cantautore macuniano (gallese d’adozione) ritrova in questo nuovo viaggio un’autenticità adornata da arrangiamenti curati e raffinati come nella bellissima “Leave Taking” dal climax esotico e raggiante, o nella “poppeggiante” “Fighting Talk”, accompagnata dalla voce della figlia Florence.

Prodotto da Ben de Vries (Richard Ashcroft, Rufus Wainwright) il quale ha inserito trame orchestrali con archi e fiati, “Dear Life” è stato in gran parte registrato in uno studio improvvisato a Norfolk e rappresenta un viaggio fatto di delusioni, cambiamenti, amori dimenticati, paesaggi sfuggenti il tutto contornato dalle delicate chitarre che non faticano a trovare gli accordi suonati da un giovane Gray, come la scanzonata e amorevole “I saw love” o la meravigliosa  “Singing For The Pharaoh” con preziosi synth che strizzano l’occhio alle melodie di “White Ladder”.

Mi è successo molto. Ci sono stati cambiamenti a così tanti livelli, tutti gli alti e bassi, i drammi, le tragedie e le gioie che il lento movimento attraverso la vita porta con sé. Questo disco è stato un fare i conti con cose che si sono accumulate come elettricità statica per anni. Ma lo dico con gioia e un sorriso sul viso. So che quello che ho fatto è il meglio che potessi fare.

A testimonianza di come David abbia voluto con questo nuovo disco imprimere una vena ancora più intima e confessionale esce dalle note di “Acceptance (It’s Alright)”, dove l’intensità raggiunge vette altissime e che confermano una forma strabiliante di Gray.

Il resto dell’album rimane comunque un’esperienza emotiva necessaria per chi apprezza il cantautore britannico che chiude questo nuovo o ritrovato percorso con una lunga e psichedelica “The First Stone”.

Non ci resta che sperare che il buon David tocchi anche le nostre terre durante l’annunciato tour per consentirci di poter assaporare ancor più profondamente la sceneggiatura portata in dote da “Dear Life”.