
Niente male questa “Social Engineering” che fa parte di un concept album politico sui media corrotti, sui politici disonesti, sugli effetti della guerra, su come la classe miliardaria controlla essenzialmente tutto…con la speranza di trovare una comune umanità tra i nostri fratelli e sorelle per superare questo sistema corrotto in cui viviamo tutti.
Chi ha messo in piedi tutto questo sono gli Starbender, rock band di Chicago che fonde brit rock e grunge degli anni ’90 con un po’ di space rock, giusto per dare vibrazioni piacevolmente spaziali. Prendete un bel frullatore e metteteci dentro Smashing Pumpkins, Radiohead, Muse, Pink Floyd, Beck e Oasis: direi che potreste avere una buona idea di dove potremmo andare a parare.
In questa “Social Engineering” emerge decisamente un taglio che guarda all’Inghilterra, con vibrazioni che più Oasis di così non si può, ma tutto con un taglio “made in Usa” che cambia piacevolmente le carte in tavola. Nel resto del disco il frullato di cui vi parlavo sopra ha dei sapori che sembrano emergere più forti, più speziati, ma di una cosa vi posso assicurare, chitarre e melodie azzeccate non mancano mai!
Il taglio più lisergico e paziale emerge, ad esempio, in un brano come “Machine Approved Monsters”, mentre ecco che un taglio più nervoso, sonico ed esplosivo si fa vivo con “Staring At The Sun”, mentre un brano come “Here’s Your Thank You” è proprio come se USA e UK si trovassero a metà strada tanto ci sono spunti provenienti dai due lati dell’Oceano che esplodono in un power-pop ad alto voltaggio. Mi piace molto l achiusura onirica e spaziale, anche in questo caso, di “Light Come Home”, che però poi ha un super assolo bello sonico quasi di casa Smashing Pumpkins.
Insomma, un bel disco!
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