
Chris Eckman non ha bisogno di grandi presentazioni: oltre a una lunga carriera nei Walkabouts, al progetto Chris & Carla (insieme alla sua ex compagna di band Carla Torgerson), ai Dirtmusic (con Chris Brokaw e Hugo Race), il musicista di Seattle, ma residente a Lubiana ormai da parecchi anni, ha scritto anche alcuni album solisti, il più recente dei quali, il bellissimo “The Land We Knew The Best”, è uscito a gennaio via Glitterhouse Records. A partire da oggi lunedì 1° marzo lo statunitense arriverà in Italia a presentarlo con un lungo tour in trio che lo porterà stasera al Freakout Club di Bologna, martedì 4 al Raindogs House di Savona, mercoledì 5 al Germi di Milano, venerdì 7 al Circolo Progresso di Firenze, sabato 8 al Visioni 47 di Alessandria e domenica 9 al Borgo Santa Brigida 5/a di Parma. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questo tour per scambiare due chiacchiere via e-mail con il gentilissimo Chris e farci raccontare qualche dettaglio in più sul suo nuovo lavoro. Ecco cosa ci ha detto:
Ciao Chris, benvenuto sul nostro sito e complimenti per il tuo nuovo disco. Tra pochi giorni tornerai in Italia per alcuni concerti: quali sono le tue aspettative?
Mi aspetto sempre un pubblico attento e competente. È una cosa che mi colpisce molto in Italia. E anche i locali mettono molto amore e cura in quello che fanno. Almeno quelli in cui suono io. E naturalmente il cibo è un tipo speciale di magia.
Suonerai in trio: quali sono le dinamiche del tuo live-show? Cosa devono aspettarsi i vostri fan italiani?
Suoniamo insieme da così tanto tempo che di solito non abbiamo una scaletta e nemmeno un copione su come devono suonare le canzoni. Ci piace esplorare la musica e trovare nuove sfumature. Blaž (Celarec) e Žiga (Golob) sono grandi musicisti. E grandi amici.
Posso chiederti perché molti anni fa hai deciso di trasferirti da Seattle in Slovenia? La loro scena musicale quanto ha influenzato il tuo sound da allora? Pensi che sia stata una buona scelta per te?
Uno dei motivi per cui non sono mai tornato a Seattle è che la Slovenia e, nello specifico, Lubiana sono stati dei bei posti per me. Faccio parte di una comunità di musicisti e altri tipi di artisti che mi sostengono e questa è una cosa speciale da sperimentare. Sono stato fortunato. L’ho avuta a Seattle e l’ho avuta qui. Non è una cosa da dare per scontata.
Lavori molto duramente per la tua etichetta Glitterbeat sia come compositore che come produttore: posso chiederti come e quando trovi il tempo di scrivere e registrare anche la tua musica?
Quando lavoro alla musica mi sveglio presto e scrivo e registro i demo prima che la giornata acceleri. Non è facile, ma è qualcosa che devo fare per la mia sanità mentale, quindi faccio il possibile per trovare il tempo necessario per farlo funzionare.
Dopo “Where The Spirit Rests”, scritto in un momento molto doloroso della tua vita, hai deciso di rimanere in Slovenia. Come stai adesso? Per “The Land We Knew The Best Is Out” il tuo approccio al songwriting è stato diverso?
Sto bene. Grazie per avermelo chiesto. Sono successe troppe cose difficili nello stesso momento. La vita è così a volte. Ma ci si alza ogni giorno e si lavora. Scrivere canzoni aiuta molto. Quando mi siedo per scrivere, di solito non ho idea di cosa scriverò. È una pagina bianca. Un luogo dove elaborare le cose.
Credo che le canzoni del nuovo disco abbiano un feeling diverso rispetto a “Where The Spirit Rests”, ma il processo di scrittura è stato molto simile. Ore passate a jammare. Suonare alcuni accordi e cantare la prima cosa che capita in un dispositivo di registrazione. Le parole non filtrate che escono dalla bocca quando si lavora in questo modo non sono rifinite, ma hanno una loro verità. Sono un buon punto di partenza.
Quali sono state le influenze più importanti, sia dal punto di vista lirico che musicale, per il tuo nuovo disco?
La musica: Sammi Smith, Kris Kristofferson. Libri: Annie Ernaux, Joan Didion.
L’atmosfera del tuo nuovo disco sembra essere intima, calda, rilassata e riflessiva: cosa significa per te?
Le parole che hai usato lo descrivono bene. Molte canzoni parlano di casa. La mancanza di una vecchia casa. Costruirne una nuova. Vagare e cercarne una. Credo di aver avuto bisogno di creare un luogo sicuro con queste canzoni. Una zona che permettesse alla mia mente di concentrarsi sulle cose che contano davvero. Un paio di persone hanno detto che l’album è il tipo di album che si può ascoltare mentre il fuoco arde nel camino. Mi sembra giusto.
Per il nuovo disco hai lavorato di nuovo con Alastair McNeil, che ha prodotto anche il tuo album precedente. Che cosa ha portato e aggiunto al tuo nuovo disco?
Lui viene da un luogo musicalmente molto diverso da quello da cui provengo io. Ha studiato arti sonore – installazioni sonore, musica sperimentale, produzione elettronica. Non è debitore di idee semplicistiche sul songwriting “autentico” e sulla tradizione cantautorale americana. Non gli interessano i cliché di quella tradizione. Ed è proprio per questo che mi piace lavorare con lui. Ha un orecchio acuto ed estraneo a tutto questo. Ha grandi idee e sa come dar loro vita.
Nella copertina di “The Land We Knew The Best” c’è l’immagine di una piccola casa nel bosco. Non so perché, ma questa immagine trasmette una sensazione di serenità e di calma. C’è un significato dietro questa immagine? Potrebbe essere in qualche modo legata alla musica del tuo disco?
Ho scattato io quella foto. Negli ultimi anni ho scattato molte foto. Sono arrivato al punto che raramente vado da qualche parte senza la mia macchina fotografica. Quando ho scattato quella foto ero abbastanza sicuro che sarebbe stata la copertina dell’album. La storia della foto sembrava fondersi con quella delle canzoni. Sì, la calma, ma anche il tempo che ha subito la piccola casa. Gli anni si vedono sui muri. Mi è piaciuto anche questo.
Un’ultima domanda: può scegliere una delle sue canzoni, vecchie o nuove, come colonna sonora di questa intervista?
Grazie mille. Ci vediamo a Parma a marzo.
Naturalmente ne sceglierò una nuova. Sarebbe fantastico se usassi “Town Lights Fade”. Ci vediamo a Parma.