Gli All Seeing Dolls sono Anton Newcombe, mente/braccio/cuore dei The Brian Jonestown Massacre, e Dot Allison, cantautrice meravigliosa e artista di prestigio. L’album è stato composto durante il lockdown, tra Berlino e la Scozia.

Credit: Anton Newcombe / Dot Allison

Mi concedo un piccolo sfogo per evidenziare quanto questa collaborazione (come tante altre) ci faccia apprezzare il vero significato di creazione e condivisione artistica, al netto di innumerevoli schifezze propinateci continuamente sotto forma di featuring, duetti sanremesi e compagnia bella anzi brutta, bruttissima.

Detto questo, “Parallel” è un disco molto molto interessante. A un primo ascolto è marcatamente dreamy, grazie al canto fiabesco e velato della Allison e al suono ricercato e ricco ma mai invasivo di Newcombe. Le tracce sono però cariche di una psichedelia rigogliosa. Le atmosfere sono un incontro tra il post-rock proposto dal leader dei The Brian Jonestown Massacre e una bellezza inquietante che ricorda proprio un album di Dot Allison, ossia “Consciousology”.

A partire dalla copertina e passando per i testi, l’album ci porta in luoghi sfuggenti ed evocativi. La voce eterea e le complesse strumentazioni creano un mondo ricco di fascino, un profondo blu dove immergersi. I brani si susseguono in maniera solenne e armoniosa. “That’s Amazing Grace” e “Kaleidoscope” mettono subito in risalto la sinergia tra voce spettrale e suono corposo. “Blossoms in Her Mind” è un delicato rincorrersi. “Sirens Echo in an Iron Lung” mette più in risalto la parte ritmica e crea una riuscitissima unione tra il più puro folk d’Albione e la maestria teutonica. La seconda parte dell’album è una progressiva immersione nella psichedelia. I nostri due stregoni mescolano il pentolone acido fino a partorire la conclusiva magia bianca di “Lady Buzz Killer”.

“Parallel” è una processione che s’intravede nella nebbia. Un rito antico disperso nella brughiera.