Continua la seconda vita artistica di Youth Lagoon creatura musicale di Trevor Powers abbandonata nel 2016 per incidere due album di musica elettronica a proprio nome e resuscitata nel 2023 grazie a “Heaven Is A Junkyard“. “Rarely Do I Dream” è un passo ulteriore verso la scoperta di sé.

Ispirato da ricordi fisici, tattili, come la scatola di filmini amatoriali trovata casualmente mentre cercava un’armonica appartenuta alla nonna. “Home Movies 1989 – 1993” c’era scritto e quelle immagini formano la spina dorsale di questo album. L’audio originale è stato riversato da VHS e integrato nei dodici brani creati insieme al produttore Rodaidh McDonald.
Le voci dei genitori, del fratello Bobby tornano a vivere tra gite in macchina, uova di Pasqua da trovare, estati che insegnano lezioni importanti. La normalità che Powers aveva perso e cercava da tempo, lui che per la prima volta ha usato la chitarra come strumento principale per comporre aggiungendo poi sintetizzatori, l’altra chitarra di Erik Eastman, il basso di Gabe Noel, la batteria di Sam KS, la viola di Bonnita Lee e i fiati di Stewart Cole in “Canary”.
“Una cartolina inviata a tutti quelli che ho amato” come canta nella melodica “Neighborhood Scene” tra ritmi anni ottanta (“Speed Freak”, “Perfect World”) e numerose raffinatezze indie – pop: “Football”, “Seersucker”, l’art pop della già citata “Canary” o la disarmante “Parking Lot” e la dinamica “Gumshoe (Dracula From Arkansas)”.
La dolcezza di “Lucy Takes A Picture” e “My Beautiful Girl” al pianoforte sono capitoli di un viaggio sentimentale tra passato e presente. Frammenti di una “house in technicolor” come quella evocata in “Saturday Cowboy Matinee” e “Rarely Do I Dream” è decisamente un’opera in technicolor. Il disco più vulnerabile, fragile e personale di Youth Lagoon.