Un power trio bello rumoroso che suona musica pesante con una gioia e un’ironia alle quali non siamo abituati. I Gaytheist di Portland sono una festosa furia nei brani di “The Mustache Stays”, il loro nuovo album pubblicato dalla piccola label indipendente Hex Records. A cinque anni di distanza dal precedente “How Long Have I Been On Fire?”, la band statunitense composta da Timothy Hoff (basso e voce), Jason Rivera (chitarra e voce) e Nicholas Parks (batteria e voce) torna in pista con un disco solido e convincente che potrebbe regalargli nuove schiere di fan.

Melodie dal gusto squisitamente pop trovano spazio in quest’esplosiva miscela alt rock a base di punk, grunge, noise, stoner e metal. Si rischiava un grande pastrocchio ma, fortunatamente, la stravagante commistione di generi si è risolta in un piccolo miracolo che solo dei pazzi scatenati totalmente indifferenti alle etichette come i Gaytheist potevano compiere.
La band statunitense suona come un rullo compressore che avanza serenamente fra la folla di un party infernale. I riff di Jason Rivera sono staffilate di fuoco che imprimono un marchio indelebile sulla pelle spessa di canzoni che, seppur pesantissime e caotiche, risultano sempre e costantemente immediate e orecchiabili. Fra le migliori della raccolta troviamo “Break Me In”, “Final Form”, “Modern Surgery” e “Brave The Swarm”.
La punta di diamante dei Gaytheist è il batterista Nicholas Parks, un vero e proprio fenomeno al quale auguriamo di ottenere tutte le attenzioni che merita. È lui il protagonista indiscusso di “The Mustache Stays”, talmente talentuoso da riuscire a non far rimpiangere troppo il leggendario collega Jimmy Chamberlin in una buona cover di “Silverfuck”, capolavoro degli Smashing Pumpkins del periodo “Siamese Dream”.
Un disco suonato splendidamente che infonde nuova linfa vitale nel corpaccione vecchio e stanco dell’alternative rock figlio dei ‘90s. Il trio si diverte e fa divertire con undici pezzi di enorme impatto che, c’è da scommetterci, dal vivo saranno pure migliori. Segnatevi il nome perché in futuro potrebbero regalarci altre belle soddisfazioni.