
Alzano ancora di più il tiro qualitativo quei simpatici canadesi dei Prism Shores in questo secondo album. “Out From Underneath” vola altissimo nel cielo guitar-pop, fondendo magicamente pulsioni jangle e C86 a suggestioni shoegaze: il risultato è qualcosa di sublime, melodicamente esaltante. Ci siamo fatti una chiacchierata con Jack MacKenzie, voce e chitarra della band, che ha risposto in modo molto esauriente alle nostre curiosità.
(L’intervista nella sua forma originale è contenuta su Rockerilla 534, di febbraio 2025)
Ciao ragazzi, come va in Canada, c’è particolarmente freddo? Ammetto che non mi piace l’inverno e non vedo l’ora che arrivi l’estate…
Ehi Riccardo, ciao. Qui le cose vanno abbastanza bene e sì, a Montreal siamo in quel periodo dell’anno in cui il freddo ancora si fa sentire. Ho iniziato ad apprezzare l’inverno…forse tra qualche mese cambierò idea
Nuovo album e nuovo elemento nella formazione, com’è stato l’ingresso di Finn Dalbeth?
Abbiamo conosciuto Finn qualche anno fa, suonando un paio di concerti con la sua band, i Dresser, e siamo diventati grandi amici quando ci siamo trasferiti tutti a Montreal. È un ottimo chitarrista, quindi non è stato difficile chiedergli di suonare per qualche concerto quando abbiamo avuto bisogno di un sostituto. Si è poi unito a noi in modo permanente nel 2022 e siamo molto felici di averlo nella band! Credo proprio ci sia qualcosa nell’acqua dei rubinetti in Nuova Zelanda che ti rende intrinsecamente bravo a suonare indiepop!
Ho letto che la registrazione dell’album ha seguito un percorso diverso rispetto all’album precedente, cosa è cambiato esattamente?
Ci siamo presi il nostro tempo sia per scrivere che per registrare questo album; alcune canzoni risalgono a qualche anno fa e le session hanno occupato gran parte del 2023, ogni volta che abbiamo avuto tempo. Come nel nostro ultimo album, le tracce sono state registrate dal vivo su nastro. Questa volta, però, abbiamo passato molte session a curare le sovraincisioni, arrangiamenti ed editing, cercando di dare la forma migliore ai brani. Il nostro amico Andrew Woods ha prodotto e mixato l’album nel suo studio nel Mile End. Ha investito molto in questo disco e ci ha aiutato in ogni fase del processo: siamo grati che ci abbia permesso di essere perfezionisti e di assicurarci di finire con il disco che volevamo davvero fare.
Iniziando a parlare proprio del nuovo disco comincerei dal suono che, rispetto al precedente “Inside My Diving Bell”, mi sembra più pieno, più forte, più rumoroso. Qualche tempo fa parlavo con i The Umbrellas che mi dicevano come, nel nuovo album, avessero voluto alzare il volume e il livello di rumore per avvicinarsi alle loro performance dal vivo. Possiamo forse dire lo stesso per voi?
Sì, c’è stato sicuramente uno sforzo concertato per fare un po’ più rumore in questo disco. Credo che un po’ di questo impulso sia venuto dalle idee per le canzoni stesse e un po’ sia stato ispirato da come avremmo reinterpretato dal vivo le nostre cose più tranquille e jangly. È buffo che tu abbia menzionato i The Umbrellas: abbiamo suonato con loro di recente e siamo rimasti sbalorditi da quanto fossero rumorosi e “fuzzeggianti”. Un gruppo fantastico, che ci ha sicuramente ispirato ad alzare un po’ gli amplificatori di recente!
Credo che non ci sia stato solo un lavoro sulla parte chitarristica, mi sembra che anche il lavoro ritmico (basso e batteria) sia più pulsante e più vario…cosa ne pensi?
Si, abbiamo lavorato di più sui suoni del basso e della batteria rispetto a prima. Luke e Ben, che suonano rispettivamente la batteria e il basso, sono entrambi molto abili con i loro strumenti e il loro modo di suonare guida gran parte della nostra musica. Per quanto riguarda la batteria, ci siamo sforzati di accentuare le parti chiave con percussioni e drum machine per dare alle canzoni ancora più di propulsione.
Naturalmente per canzoni come “Southpaw”, “Unravel” o “Weightless” la parola “shoegaze” viene praticamente naturale. Immagino che questo termine non vi dia fastidio e che anche certi accostamenti a gente come My Bloody Valentine o Ride siano ben accetti, giusto?
Assolutamente sì. Ho visto i Ride fare “Nowhere” per intero proprio prima che iniziassimo a registrare, quindi questo ha sicuramente avuto un certo effetto. Comunque sì, i grandi gruppi shoegaze come i MBV hanno avuto una grande influenza su questo disco. “Southpaw” ha molto degli Slowdive, soprattutto nel duetto vocale. “Unravel” e soprattutto “Weightless” sono un po’ più rumorosi del resto del disco, il che deriva dal nostro amore per band come Medicine, Bailter Space e Swervedrive. Anche “The Comforts Of Madness” dei Pale Saints e “In The Presence Of Nothing” dei Lilys sono stati in forte rotazione durante la registrazione e il mixaggio.
Tuttavia, al di là di certe chitarre rumorose, sento sempre un forte richiamo al pop chitarristico anni ’80 nelle vostro suono, mi vengono spesso in mente i Primal Scream con Jim Beattie o molti gruppi della Creation Records degli inizi. Ma sento anche una forte vena college-power-pop: sto esagerando o trovate anche voi tutti questi suoni nelle vostre canzoni?
Andrew, il nostro produttore, ci ha fatto conoscere “Sonic Flower Groove” dei Primal Scream quando eravamo più giovincelli e dal vivo avevamo iniziato a fare la cover di “Velocity Girl”. Alcuni dei primi lavori della Creation sono importanti per noi: gruppi come Felt, The Pastels, Razorcuts, The Loft e così via. I Teenage Fanclub sono uno di quei gruppi che amiamo tutti nella band: il suono del loro primo disco “A Catholic Education” ha sicuramente influenzato “Tourniquet”, quindi c’è sicuramente del power pop anche lì, come hai detto tu. Per quanto riguarda il college rock, di recente ci siamo ispirati ad alcune cose americane di quel filone, in particolare a gruppi come Sugar e The Replacements. Quindi sì, queste sono sicuramente tutte influenze. Speriamo però di portare qualcosa di nuovo: siamo certamente debitori nei confronti di queste scene e di queste sonorità, ma non vogliamo essere una band che fa un collage del passato e basta. Speriamo che questo si percepisca!
Al primo ascolto sembrate molto solari, naturalmente orecchiabili, forse per le melodie sempre immediate. Ma poi, ascolto dopo ascolto, emerge una malinconia di fondo (che si ritrova anche nei testi), che noto soprattutto in due canzoni come “Tourniquet” e “Killing Frost”. Adoro queste due canzoni, lo giuro. “Tourniquet” mi colpisce così tanto che mi fa venire i lacrimoni. Pensi anche che l’album, nella sua interezza, possa essere descritto come malinconico?
Direi di sì. Andrew continuava a dire “questo è una specie di album emo” mentre lo stavamo realizzando. Credo che durante la stesura e la registrazione ci siano stati molti cambiamenti personali e situazioni difficili nelle nostre vite, che forse sono emersi nella musica. Grazie per le belle parole su “Tourniquet” e “Killing Fros”t. Certamente sono due delle canzoni più malinconiche dell’LP, ma in entrambe c’è un po’ di catarsi, quindi non è tutto buio e malinconia!
A proposito di “Killing Frost”, da dove è nata l’idea di mettere quel violino? È così toccante. Sai che sembra una canzone dei The Orchids su Sarah Records? Lo dico con gioia perché gli Orchids sono una delle band più emozionanti che io conosca…
Ben ha avuto l’idea di una parte di violino fin dalla prima volta che ci ha presentato la canzone. In origine aveva suonato la stessa parte con la chitarra, è ancora presente nella versione finale, solo mixata in modo molto basso. Andrew ha poi coinvolto il suo amico Owen Fairbairn per suonare veramente la parte di violino: il risultato ci ha entusiasmato, così gli abbiamo chiesto di suonare anche in “Drawing Conclusions”. Apprezziamo il paragone con gli Orchids, anche noi siamo loro fan e la musica pubblicata dalla Sarah Records è stata davvero formativa per la nostra band.
“Fault Line” mi fa impazzire. Ha un suono così dolce, poi arrivano i momenti più forti e poi di nuovo la tranquillità, e così via fino alla parte finale più carica. È come se vi divertiste a fare un po’ di on/off con il vostro lato più elettrico. Adoro questa canzone. È sempre stata così nella tua testa fin dall’inizio?
Grazie! Penso di sì. Questa canzone era già completamente formata quando ho portato l’idea ai ragazzi durante le prove, ma non è diventata così shoegaze fino a quando non l’abbiamo portata in studio. Ben e Finn hanno aggiunto quelle parti atmosferiche nel ritornello e Luke ha suonato la chitarra acustica in modo scintillante. Questa canzone, però, per qualche motivo è stata una vera sofferenza da registrare: non suonava mai bene e abbiamo riregistrato alcune parti. Sono contento di averlo fatto: è una delle mie preferite dell’album.
Parliamo di “Drawing Conclusions”. Se la definissi la “summa” dell’intero disco, diresti che mi sbaglio? A me sembra che possa essere il vostro biglietto da visita perfetto. Cosa ne pensi?
Penso che probabilmente avresti ragione! Dopotutto, è da qui che deriva il titolo dell’album. È sicuramente il punto culminante del disco, così come Unravel funziona pbene come un epilogo o qualcosa del genere. Ma sì, dal punto di vista dei testi credo che racchiuda davvero il disco e presenta la maggior parte dei suoni e dei timbri strumentali che si trovano nel resto dell’album.
In alcune canzoni c’è la voce dolcissima di KT Laine che, sopratutto in “Southpaw”, mi fa venire la pelle d’oca, perché la sua seconda voce è magnifica. Come è nata l’idea di questo bellissimo duetto?
Katie è una nostra amica e siamo tutti fan della sua musica. Volevamo un’altra voce su quella canzone in particolare e abbiamo subito pensato a lei. È una cantante di incredibile talento, quindi si è occupata in breve tempo di quel brano e le abbiamo chiesto di cantarne altri! È presente anche in “Fault Line”, “Tourniquet” e “Weightless” e anche in quei brani il suo apporto ci piace tantissimo.
C’è qualcosa nel disco che, nel risultato finale in studio, ti ha particolarmente colpito?
“Unravel” suonava davvero diversa fino a uno degli ultimi giorni di missaggio. Ci sembrava che l’intero album fosse quasi pronto, ma a questa canzone mancava ancora qualcosa per diventare una chiusura efficace. Abbiamo deciso che aveva bisogno di un muro di chitarra glide molto distorta, così abbiamo montato un muro di amplificatori, registrato tracce di chitarra principale completamente nuove e l’abbiamo finita quel giorno stesso. È molto meglio così!
Su Bandcamp è riportato che il design e layout sono opera di Ben, che aveva anche realizzato anche la copertina dell’album precedente. Si occupa proprio di grafica e/o fotografia?
Certo! Ben sta lavorando tantissimo in questi giorni con artwork di album e volantini di spettacoli disegnati a mano: se siete in cerca di qualcosa, visitate il suo sito! Adoro l’artwork che ha realizzato per il nostro disco, soprattutto la parte interna è favolosa, con un collage di foto scattate negli ultimi due anni della band.
Ma…essendo voi una band canadese, come siete finiti con la leggendaria etichetta spagnola Meritorio Records?
Avevamo inviato il nostro ultimo album a Meritorio e a loro era piaciuto, ma non c’erano posti liberi per pubblicarlo. Poco dopo aver finito questo disco, ero al bar e parlavo con uno dei membri di un’altra band di Montreal, i Laughing, che mi ha accennato che stavano pubblicando il loro album su Meritorio, così ho deciso di riprovare e mandare un’e-mail. Fortunatamente hanno apprezzato molto l’album e si sono offerti di pubblicarlo! Siamo fan della loro produzione e negli ultimi anni hanno fatto faville con alcuni grandi dischi (Dancer, Best Bets, The Smashing Times, giusto per citarti qualcosa), quindi siamo molto felici di essere stati inclusi nel roster.
È vero che state già lavorando a nuovo materiale?
Sì! Stiamo preparando alcune canzoni per un nuovo LP. Stiamo lavorando con il nostro amico Monty, che suona nei Preoccupations. Ha uno studio fantastico nel nostro quartiere e per ora le registrazioni suonano bene. Dobbiamo tornare lì presto e continuare a lavorare.
Grazie ancora per la tua gentilezza Jack, lascia che ti faccia un’ultima domanda: quali sono i 5 dischi che portereste con voi su un’isola deserta, se doveste andarci?
Grazie a te Ricccardo. Per quanto riguada la tua domanda credo che ognuno di noi avrebbe una scelta diversa, ma ce ne sono 5 su cui sono sicuro che siamo tutti d’accordo, ovvero Teenage Fanclub con “Grand Prix”, The Bats e il disco “Daddy’s Highway”, i My Bloody Valentine e l’album “Loveless”, poi “The Comforts Of Madness” dei Pale Saints infine “Bizarro” dei Wedding Present.