La leggenda ruggisce ancora, e chissà per quanto tempo, a pensare che parliamo di un uomo di 65 anni, che continua senza incrinature apparenti a surfare solidamente sulle note di un rock dannatamente impetuoso, sembra che tutto in questo universo si possa realizzare, un esempio rarissimo di vitalità , presenza , fiducia, e perchè no, amore.

“Here we go crazy” magari non farà impazzire come intende lo spronante titolo, ma contiene in poco più di mezz’ora una concisa selezione di 11 brani, che Mould ha scelto dopo averli portato in tour in questi ultimi anni, provandoli e cercando di capire quali fossero più graditi ai fan a bordo palco, in una sorta di campionamento selettivo; si potrebbe dire un disco assemblato e condiviso in modo inconsapevolmente partecipato con la base dei seguaci più fedeli, un gesto appunto d’amore, vi dò quello che vi piace di più.
Da questo punto di vista, il quindicesimo album solista del rocker americano non tradisce le attese, nè cala di un centimetro la tensione elettrica di tutta la sua produzione precedente; con i suo fidati collaboratori Jason Narducy (basso) e Jon Wurster (batteria), sforna la sua consueta musica, tirata, un power pop straordinario ed infinito, un gioco da maestro fra intarsi, inserimenti e compattezza della band, dove nelle parti migliori, i pattern di chitarra si allineano con la sezione ritmica roboante e con la melodia da chorus, ciò che ha reso indispensabili le sue canzoni negli Husker Du, e che si ripetono in modo più personale negli album a suo nome.
“Here we go crazy” non fa difetto in questo senso , dentro ci sono cose, se così possiamo dire, più easy listening, come la title track o “Lost or stolen”, ma anche cavalcate furiose ed impagabili come “Breathing Room”, “When your heart is broken” o “Sharp little Pieces”, anche se su tutte svetta “Fur Mink Augurs”, straordinario esempio di furore senza tempo, assolutamente esaltante e pura.
La musica di Bob Mould è quindi ancora qui here to stay, non possiede alcun segno di cedimento, si dirà che rimane fondamentalmente uguale a sè stessa, a 30 e passa anni dai capolavori degli Husker Du, ma la formula non stanca mai, perchè dotata di una purezza e adesione ai veri connotati della nostra musica amata, difficilmente attaccabili dall’usura e dalla ripetitività.
Long live Bob