Interessantissima band UK messa in piedi dall’ex batterista dei Kaiser Chiefs (un gruppo, quest’ultimo, che personalmente richiama subito al mio amore per la NFL), gli Everyone Says Hi hanno pubblicato uno dei dischi più interessanti di questa prima parte di anno. Già, perché oltre al drummer in questione (il caro vecchio Nick Hodgson, che nel gruppo funge un po’ da frontman tuttofare) i Nostri possono contare sull’ottimo chitarrista Tom Dawson, su Pete Denton al basso, su Glenn Moule alla batteria e sull’ex componente dei Kooks, Ben Gordon, alle tastiere. (In effetti, una formazione quasi più lunga di quella dei Glasgow Rangers nell’anno di grazia 2025).

Sì, insomma, la squintalata di nomi – più o meno celebri – radunati dal sunnominato Mister Hodgson hanno dato vita ad un album, questo omonimo debut, che sorprenderà piacevolmente chi ama buttare l’ascolto oltre lo Stivale (e più in particolare verso il Regno Unito). Il lounge-rock psichedlico di “Brain Freeze”, già benedetto illo tempore da quei bontemponi di NME, rappresenta uno splendido biglietto da visita per i Nostri, mentre “Lucky Stars” si affaccia dalle parti dell’indie-rock più canonico. Per chi scrive, però, è “I Wish I Was In New York City” – con i suoi rimandi a certe atmosfere 70s – il vero e proprio highlight di un album che scorre via con estrema piacevolezza, nonché suonato come Dio comanda.
Va da sé, naturalmente, che come per ogni esordio che si rispetti (o meglio, come per ogni b u o n esordio che si rispetti), non manchino i momenti di “stanca”. In tal senso, “On The Same Side” e “I Wasn’t Dreaming” appaiono un po’ (troppo) telefonate rispetto alle altre piccole gemme contenute nel disco. Va decisamente meglio con la malinconia brit-pop di “Tried And Failed” e con la successiva “Did I Just Fall In Love”, una languida marcia old-school che ha pure il compito di concludere (meravigliosamente) l’opera in questione.
Cosa dire, dunque, di una band centratissima e il cui nome è un chiaro omaggio al pezzo(ne) omonimo del Duca Bianco pubblicato nel 2002 (Scandagliare l’album “Heathen” del 2002, please)? Tutto il bene possibile. Altroché. Hodgson e soci, infatti, hanno messo su un progetto oltremodo entusiasmante e che, ne siamo certi, continuerà a macinare ascolti ed estimatori (anche della primissima ora, ci manchrebbe). I pronostici, del resto, sono fatti per essere sbagliati, ma ci consentirete comunque l’azzardo: gli Everyone Says Hi sono arrivati per restare. Aggiorniamoci fra un biennio o due.