Torna all’antico Jason Isbell e per la prima volta da otto anni a questa parte pubblica un album solista interamente acustico, senza i 400 Unit, band che lo accompagnava ultimamente. C’è molta storia in “Foxes In The Snow”: gli Electric Lady Studios di New York dove è stato registrato, la chitarra Martin del 1940 suonata con destrezza.

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L’America di Isbell è quella poco tecnologica e molto terrena delle praterie e dei grandi spazi, sempre più rara eppure così presente nel folk di ieri e di oggi. L’Alabama dove il musicista è nato e Nashville (Tennessee) dove ha scelto di vivere sono i capisaldi di un disco che viaggia e fa viaggiare grazie a un sound minimale e magnetico che la co -produttrice Gena Johnson è riuscita a catturare al meglio.

Non cede alla tentazione dell’autobiografia ad ogni costo Isbell, ma non la evita neppure e il dolore del recente divorzio da Amanda Shires traspare spesso in controluce mentre racconta con la consueta onestà scenari e personaggi che diventano immediatamente familiari. Intenso l’inizio con “Bury Me” matura nel testo e ritmata nell’arrangiamento, folk che arriva a sfiorare il country in “Ride To Robert’s”, “Eileen” e la title track.

“Gravelweed”, “Don’t Be Tough” e “Good While It Lasted” sono i brani più personali e delicati, insieme a “Open And Close” e “True Believer”, in un disco che regala melodie di classe come quelle di “Crimson And Clay” e la malinconica, romantica “Wind Behind The Rain”. Chiude un capitolo e ne apre un altro Jason Isbell che conferma di essere un sopraffino cantastorie e scrittore di canzoni.