
Durante i concerti, per dar tempo a Thurston Moore e Lee Ranaldo di riassestare e riaccordare le loro chitarre, tra un brano e l’altro i Sonic Youth avevano iniziato a suonare nastri preregistrati: feedback, rumori di fondo, scricchiolii, cose così.
Venuto il momento di preparare il nuovo album, portarono quell’idea in studio: “Bad Moon Rising “(1985) scorre soluzione di continuità.
Un’opera seconda che appartiene ad una zona ben precisa, che sta tra gli agglomerati urbani – più in là lucenti, moderni, veloci – e la natura flebile che suo malgrado ha lasciato il posto all’incedere del cemento e dell’acciaio, ma che da quel punto in poi torna a dominare il paesaggio e le abitudini. Un confine trasandato e marcio, una terrificante terra di nessuno.
Con le sue filastrocche violente e maliziose, parole disilluse che emergono da atmosfere spettrali e ammalorate, con il suo ininterrotto delirio crepitante e febbrile, “Bad Moon Rising” “è il livoroso brulicare che scorre sotto la superficie patinata dell’era Reagan – una visione collettiva ottimistica, ipocrita e materialista, che i Sonic Youth smascherano, catalizzando in cinquanta minuti ogni crepa maligna, aggressiva e contraddittoria che si muove nelle viscere della società statunitense.
Pubblicazione: 29 marzo 1985
Durata: 37:33
Dischi: 1
Tracce: 8
Genere: Noise rock, No wave
Etichetta: Homestead Records
Produttore: Sonic Youth, Martin Bisi, John Erskine
Registrazione: settembre–dicembre 1984
Tracklist:
Intro
Brave Men Run (In My Family)
Society Is a Hole
I Love Her All the Time
Ghost Bitch
I’m Insane
Justice Is Might
Death Valley ’69