Per parlare di questo album credo che sia doveroso partire dalla bellissima copertina e dal brano che chiude l’album “Strange”, l’immagine in bianco e nero raffigura Charlotte Greig cantante folk dai molti talenti, anche brillante giornalista e scrittrice, mentre allatta suo figlio di fronte a una lapide.

Credit: Robin Christian

Charlotte Greig è morta suicida nel 2014 (un anno prima le era stato diagnosticato un cancro) e la scelta fatta come copertina dell’album è oltremodo significativa considerato che è la madre del frontman Owen Williams e un evento tragico di tale portata ha un notevole peso sulla vita di ogni figlio.

In “Strange” si parla proprio di questo giorno, un brano, lasciatemelo dire, che basterebbe da solo a rendere indimenticabile questo album, mentre George Nicholls mette in mostra la sua fulgida chitarra come un Johnny Marr (ahimè) di tanti anni fa, Owen Williams piazza un testo incredibile nel quale sembra descriversi come la figura di Meursault, il protagonista de “Lo Straniero” di Camus, mentre in modo sincero e autobiografico canta: “….. ho scoperto il metodo Da un articolo su WalesOnline Una foto di mia madre con uno strano cappello Sotto un cielo coperto, Giornalista musicale di successo, madre di due figli Si toglie la vita…..“, continuando con sarcasmo autoinflitto ” A volte, quando tutti sono fatti Mi chiedono com’è, se sto bene Dico che mi rende più interessante Poi ridiamo e poi va tutto bene ” e concludendo in modo amaro ” Alla veglia funebre, qualcuno mi ha preso il braccio …. Ha detto che la band avrebbe potuto scrivere una canzone Una canzone su questo … Bene, chiunque diavolo tu sia Mi dispiace, credo che sia questa“, tagliente e commovente allo stesso tempo, quasi a esorcizzare il dolore.

L’album è contraddistinto da un brillante jangle pop nel quale la voce particolare e la sezione ritmica riescono a dare un colore particolare e a tratti graffiante a dei brani davvero riusciti come il singolo “Freak Mode” e il, si spera, futuro singolo ” Narcissist ” (uno dei pezzi migliori) con una chitarra bellissima e i coretti che fanno venire in mente i Prefab Sprout.

Il lavoro non è solo un riferimento a un certo sound alla Smiths ma regala anche momenti di garage punk come “Chain Reaction”, e post punk alla The Alarm come per “Illusion” riuscendo a non essere mai noioso ma riservando per ogni brano elementi di grande interesse come avviene per lo spoken punk accennato di “One more Day”.

The Tubs con questo lavoro fanno un grande passo in avanti, pur mantenendo alcuni aspetti da garage band il loro sound accompagnato da una chitarra grande protagonista e una energica sezione ritmica, appare brillante con una costanza che permette loro di non sbagliare un brano, gran bel disco bravi avete imboccato la strada giusta.