Bisogna riconoscere un merito ai The Horrors e alla loro storia quasi ventennale, ed è quello di aver provato a dare sempre nuova linfa – nel corso degli anni – ai propri progetti discografici. Va da sé, naturalmente, che quasi mai qualità e quantità riescano a correre sullo stesso binario, soprattutto quando si ha a che fare con una band così camaleontica come quella di Faris Badwan e soci. In tal senso, “Night Life”, l’opera nuova dei Nostri, ci racconta di un gruppo che ha ancora molto da dire, nonostante il dettaglio – non certo di poco conto per chi si nutre di fama e di riflessi mainstream – che le luci della ribalta siano diventate un tantino più fioche.

Detto questo, per una volta cominciamo a scandagliare il disco in questione partendo dalla fine anziché dall’inizio. Sì, insomma, “LA Runaway” è uno di quei pezzoni fotonici che la formazione britannica riesce a piazzare quasi sempre all’interno di un album (“Something To Remember” pezzo della vita!). Si tratta, infatti, di un brano dal chiaro retrogusto vintage, ma confezionato in una veste moderna che gli conferisce un’aura decisamente regale. Tradotto in soldoni, per chi scrive si tratta della traccia migliore del lotto. “Ariel” e “Silent Sister”, invece, fanno partire subito con grande slancio un album che pur senza ridisegnare le linee guida di nuovi orizzonti sonori, conferma i The Horrors come una delle band più dignitose dei primi due decenni del Duemila. E scusate se è poco.
Ritornando alle mere questioni musicali (che poi sono quelle più importanti), “The Silence That Remains” nulla toglie e nulla aggiunge al vastissimo campionario degli inglesi, mentre “Trial By Fire” appare sin troppo telefonata. La parte centrale dell’album, in pratica, è una partita a Dama senza avversario. Epperò, con la splendida “The Feeling Is Gone” – siamo dalle parti dei Depeche Mode e del sottovalutatissimo “Memento Mori” – la band originaria dell’Essex riesce a trovare un canestro da tre punti che neanche Curry nei suoi momenti migliori. In parole povere, ci troviamo al cospetto dell’altro highlight del disco (oltre alla sunnominata “LA Runaway”).
Provando a tirare un po’ le somme, potremmo definire “Night Life” come una sorta di album di transizione -non a caso, all’interno della band, vi sono due nuovi membri: la tastierista Millie Kidd e il batterista Jordan Cobb – che serve a ricollocare i The Horrors all’interno del panorama alternativo internazionale. Inutile, dunque, aspettarsi i fasti di un tempo. Badwan e gli altri portano a casa la freschezza di un lavoro compiuto, ma che si stagna lungo la scia dei precedenti. Dovessimo assegnargli un voto “scolastico”, la settima fatica in studio degli inglesi sarebbe da settemenomeno. Dite che è troppo?