La terza stagione della serie dedicata al resort più famoso della serialità non è un’occasione mancata, perché comunque il livello è sempre tendente verso l’alto, e perché l’ambientazione tailandese viene sfruttata bene su diversi versanti, dalla spiritualità al turismo sessuale passando per l’incontaminatezza – con quest’ultima, con scimmie, buddha e distese di palme, a fare da programmatico contraltare alla sofisticata idiozia degli ospiti occidentali. E’ però senz’altro la meno riuscita del franchising. Colpa di un parco personaggi non all’altezza di quelli delle sortite precedenti.

Mi riferisco ovviamente alle tre amiche in crisi di mezz’età, vipere dal veleno piuttosto innocuo, che annoiano abbastanza e faticano a strappare risate. Eccezionale invece la famiglia (inconsapevolmente) sull’orlo del collasso finaziario, guidata da uno Jason Isaac incredibile e un coglionissimo Patrick Swarzenegger (sono le sue le gag più divertenti del lotto), ma anche la strana coppia formata dalla svampita Aimee Lou Wood e un Walton Goggins sfasato e alla ricerca di un’improbabile vendetta.
Pazzesco il cameo di Sam Rockwell, un monologo che lascia basiti e che costruisce sul volto di chi ascolta la stessa espressione dell’interlocutore cinematico (Goggins).
Pur assente nella sua forma fisica, Tanya (Jennifer Coolidge) trova una degna closure per mano di Belinda e suo figlio Zion, operando quasi come uno spirito foriero di giustizia cosmica. Altro neo, invece, il manager del White Lotus tailandese, affidato al bravissimo Christian Friedel (“The Zone Of Interest”, “Babylon Berlin”) che però non può salvare una figura sciapissima – specie se confrontata con i predecessori interpretati da Murray Bartlett e Sabrina Impacciatore.