Un disco etereo, omogeneo, variegato, pieno zeppo di influenze vintage e sfumature “latine” che riescono a renderlo ancor più interessante. Signore e signori, benvenuti nel magico mondo di Joan Thiele e della sua nuova fatica discografico, “Joanita”. Chi lo ha detto che a Sanremo circolino solamente del piattume musicale, dei vecchi nostalgici di Pippo Baudo e degli ammiratori (come il sottoscritto) di Ema Stokholma? Beh, insomma, non che si tratti del cosiddetto “nuovo che avanza”, sia chiaro, epperò – di tanto in tanto – la kermesse per eccellenza dello show business italico (non certo della musica italiana), riesce ancora a regalare qualche sorpresina convincente.

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Di Joan Thiele, in realtà, se ne parlava bene già da qualche anno e, più esattamente, dalla pubblicazione di “Tango” (2018), album d’esordio della cantautrice originaria di Desenzano del Garda. Poco da aggiungere, quest’ultima ha realizzato uno dei dischi più interessanti di questa prima parte d’annata. “Eco”, infatti, ha rappresentato il biglietto da visita di un progetto ad ampio, ampissimo raggio. “Veleno”, per esempio, gira intorno a delle linee di chitarra piuttosto interessanti, mentre l’R&B/jazz di “Bacio Sulla Fronte” mette in evidenza tutto l’estro creativo dell’artista lombarda. Con “Tramonto”, invece, la Nostra flirta in maniera decisa con l’it-pop dei primi anni Duemila. Va da sé, naturalmente, che in “Joanita” i momenti migliori siano anche quelli più marcatamente 60s/70s e che in tracce come “Acqua Blu” e “L’invisibile”, questo aspetto appaia oltremodo preponderante. La modernità-pop di “Cruz” e della title-track concludono – come meglio non si potrebbe – un album che si eleva ben al di là dei soliti steccati italici. 

In definitiva, ci troviamo al cospetto di un lavoro maledettamente accattivante e che riesce a far emergere tutto il talento cantautorale di un artista decisamente atipica per quelli che sono i canoni attuali dell’universo pop-rock del belpaese. In soldoni, i quattordici pezzi che vanno a comporre la tracklist di “Joanita”, oltre a brillare di luce propria, rendono giustizia alla (grande) versatilità di una musicista vera. Insomma, per una volta, i Conti sanremesi tornano. Nell’anno del rilancio di Brunori Sas e dell’esplosione definitiva di Lucio Corsi, si è accesa pure la stella di Joan Thiele