Uno schiaffo e una carezza, una storia da raccontare e un’altra da ricordare. Gli anni che passano. Spietati. E poi, ancora, il Vecchio Stivale. Lì, sullo sfondo, con tutte le sue brutture e la sua bellezza sciupata. Signore e signori, sono ritornati i Negrita, una delle band che meglio hanno rappresentato la cosiddetta scena alternativa italiana nel corso degli ultimi trent’anni. A ‘sto giro, gli inossidabili Pau, Drigo e Cesare hanno sfornato un’opera che trasuda consapevolezza musicale da ogni nota e che rimette al centro della scena pop-rock italica un gruppo che sa decisamente il fatto suo in quanto a belle canzoni e a melodie che si lasciano ascoltare con estrema piacevolezza.

“Canzoni Per Anni Spietati” (questo il titolo dell’opera in questione), gira intorno a nove brani in cui i Nostri riescono a mettere al centro del villaggio il meglio del proprio repertorio. Sin dalla (splendida) traccia iniziale “Nel Blu (Lettera Ai Padroni Della Terra)”, un pezzone d’impatto che fa emergere subito la forte vena cantautorale che si respira all’interno dell’undicesimo album in studio della formazione aretina. “Noi Siamo Gli Altri”, primo gustosissimo assaggio del disco, per chi scrive rappresenta una delle tracce più belle prodotte dalla musica italiana nell’ultimo lustro, mentre “Ama O Lascia Stare” è un classico brano in stile Negrita: catchy al punto giusto e con un’incedere finto-scanzonato dannatamente trascinante.
Vena cantautorale, dicevamo. Se “Song To Dylan” è un (bellissimo) omaggio acustico al caro vecchio Bob, “Viva L’Italia” è una sentitissima cover dell’intramontabile inno poetico scritto dal “principe” della canzone italiana (Francesco De Gregori) più di quarant’anni or sono. E cosa dire di “Non Esistono Innocenti Amico Mio” e “Dov’è Che Abbiamo Sbagliato” se non che rappresentano due tra gli highlights più interessanti di “Canzoni Per Anni Spietati”? “Non Si Può Fermare”, infine, va a concludere – come meglio non si potrebbe – un album che si distingue, in maniera quasi ancestrale, da ciò che ci viene propinato negli ultimi anni dal panorama mainstream italiano. E’ pleonastico, naturalmente, sottolineare che non ci troviamo al cospetto di “Animals” o di “90125” (del resto, quale band attuale potrebbe raggiungere tali vette supersoniche?), ma di un disco più che dignitoso che ci racconta di un gruppo in grande, grandissimo spolvero.
Provando a tirare un po’ le somme, dunque, potremmo definire “Canzoni Per Anni Spietati” come l’ingresso trionfale dei Negrita in questi anni Venti del Duemila. Spietati, certo, ma anche e soprattutto alla ricerca di un gruppo che possa eguagliare la sapienza sonora di Pau e soci. Ad oggi, comunque, non s’intravedono dei nuovi Negrita all’orizzonte e, forse, è meglio tenersi stretti quelli originali.