“Every Dawn’s a Mountain”, terzo album di Tamino, è un’evoluzione catartica e naturale per l’artista belga-egiziano, che tesse una trama setosa fondendo la sua voce ammaliante a paesaggi sonori lussureggianti e atmosfericamente malinconici. Fin dalla traccia di apertura, che è la morbida e cullata “My Heroine”, è chiaro che questo album è un viaggio attraverso tutti i significati che le parole perdita e distanza possano acquisire. In “Every Dawn’s a Mountain”, infatti, i temi personali diventano una meditazione universale, strutturata brillantemente in dieci brani.

“Babylon”, primo singolo dell’album, fa da cardine al resto dell’opera, avvolgendosi attorno a tematiche come il conflitto interiore, la lontananza e il rimpianto. La metafora babilonese si srotola ai piedi dell’ascoltatore e quando Tamino canta “Oh, Babylon, you fake, your walls are built to break” viene da chiedersi se si riferisca ad un amore caduto in pezzi o ad antichi fasti smascherati e crollati. Quel che è certo è che l’allontanamento sembra restare l’ultima risorsa per preservarsi dall’inevitabile sgretolamento di un mondo antico. Oud e chitarra prevalgono nel brano, immergendolo ancor più in una dimensione intima e cinematografica. Quest’atmosfera è la stessa che troviamo anche nel video della canzone: un unico piano sequenza che man mano si allontana, riprendendo Tamino tra i tetti di New York, moderna Babilonia e città distante che ormai ha deciso di chiamare casa.
“Every Dawn’s a Mountain”, title track delicata e riflessiva, parte come un richiamo delle sirene e si trasforma in un altare alla memoria “Cleaning of the dust / Breaking every mirror / All I’ve known to love / Isn’t getting nearer”. Un brano la cui parte strumentale rispecchia brillantemente la dinamica vocalità dell’artista, esaltandola ulteriormente in un gioco di rimandi eterei. “Sanpaku”, su un’altra nota, si apre come una cavalleria in carica che, invece di riversarsi in battaglia, si produce in una elaborata coreografia di suoni che lega stretti Medio Oriente, Africa ed Europa, alternando momenti più ritmati a una introspezione più intima.
Unico duetto del disco, “Sanctuary” è un brano morbido ed evocativo cantato assieme a Mitski. Sei strofe senza un vero e proprio ritornello: la canzone è un emozionante flusso di parole a cuore aperto. La chiusura dell’album è affidata ad un ovattato annuncio in una stazione ferroviaria, preludio di “Amsterdam”. Il brano è un riferimento alla memoria degli anni di formazione di Tamino presso l’Amsterdam Royal Conservatory, dove la città diventa un’amante a cui cantare versi nostalgici e sentimentali.
“Every Dawn’s a Mountain” è un album profondamente introspettivo che premia un ascolto attento, offrendo strati di significato a ogni giro. È un album che non mette fretta alla sua bellezza, ma invita invece a sedersi con essa, rendendolo uno dei lavori più avvincenti di Tamino fino ad oggi. Una raccolta ipnotica che consolida il suo posto come una delle voci più intriganti della musica indie moderna.