Si è preso il suo tempo Sam Akpro, da molta stampa considerato tra gli astri nascenti del pop inglese, per esordire sulla lunga distanza.

Il suo nome almeno in Patria era già piuttosto noto, avendo pubblicato un primo Ep (“Drift”) nel 2021, a cui due anni dopo aveva fatto seguito “Arrival”, altro singolo esteso

Credit: Bandcamp

Non si può dire insomma che abbia voluto battere il ferro finché era caldo, anzi, in quattro anni l’hype che lo aveva salutato agli inizi è quasi del tutto svanito, ma credo che questo gli importi ben poco.

Il musicista di stanza a Peckham, vicino Londra, è arrivato infine a “Evenfall” dopo una lunga e attenta gestazione, scartando materiale, modificandone altro, cercando per ogni brano il miglior vestito possibile.

Un approccio d’altri tempi per una musica invero moderna, quasi futuristica oserei dire, se non fosse che in realtà in queste dieci tracce pare di avvertire ogni volta qualcosa di già sentito.

La sua abilità quindi si fonda principalmente nel saper trarre spunto da esperienze altrui per declinarle però poi in chiave personale, creando in ultimo un vero e proprio immaginario di una Londra notturna, oscura, confusa.

Ci sono echi di trip hop dei Massive Attack prima maniera (come nell’opener “I Can’t See the Sun”), così come rimandi a certo dark o persino il ricorso a elementi shoegaze (nell’epica title-track), il tutto mescolato in maniera da non risultare mero esercizio stilistico.

È un album questo di grande atmosfera, dove il mood sotterraneo e umbratile emerge appieno, rendendo l’insieme ben coeso e riconoscibile, nonostante il tentativo di far sparigliare le carte (l’eterea “Baka” e una “Tunnel Vision” tagliente ed effettata costituiscono delle felici eccezioni).

L’attitudine urban e post-punk di Sam Akpro viaggiano magnificamente all’unisono specie in alcune tracce (ad esempio in “Death By Entertainment”) creando un connubio irresistibile, altre volte invece i brani sembrano non decollare, sintomo di un talento tangibile ma non ancora del tutto espresso.