Alessandro Palazzo dei Klaudia Call arriva all’esordio solista dopo più di vent’anni di militanza nella band brindisina e gli otto brani di “Provincialotto” raccontano molto del passato e del presente di un musicista che fotografa la provincia con occhio clinico, senza far sconti, partendo da esistenze ai margini popolate da “anime inquiete, orgogliosamente fuori posto” come gli artisti a cui Palazzo si è ispirato.

La copertina, opera di Y2wblu, è un omaggio dichiarato a “De Gregori” di Francesco De Gregori del 1978 indubbiamente parte degli ascolti assidui di Palazzo, che evoca anche Panella, Fossati, Dalla e tanto cantautorato di classe (Matt Johnson, Elliott Smith) nelle canzoni prodotte con Simone Prudenzano. Molta onestà e un sound costruito con chitarre, tastiere, sample e percussioni, urgente fin dalle prime note della title track.
Il campione del mondo di salto in lungo di “Uno, Nessuno” protagonista di un amaro ritorno a casa è figlio del “wild side” di Lou Reed che in mano a Palazzo diventa ancor più umano, tra i ricordi di “Osso” e le melodie agrodolci di una “Falsa Partenza” che tra fughe e dubbi racconta la precarietà di sentimenti difficili ma sempre intensi, come quelli della breve “I telegrafi del venerdì santo”.
Amarezza dunque, disincanto che diventa consapevolezza in “ Sentimento Dopolavorista” e la teatralità di “Ultima Scena” spoken word lucido, immediato, che sfuma in “Promessa” con la voce di Giorgio Consoli e un arrangiamento che si muove attento tra suoni e distorsioni. Non solo indie rock per Alessandro Palazzo che mette a nudo il suo essere autore autentico, lontano dalle mode, vicino a se stesso.