Siamo al capitolo numero cinque per i PUP (che – ricordiamolo – sta per Pathetic Use of Potential), che arriva dopo tre anni dal precedente, “The Unravelling Of PUPTheBand“.

Registrato a Los Angeles insieme al noto produttore John Congleton (St. Vincent, Angel Olsen, Spoon, Cloud Nothings) in appena tre settimane, “Who Will Look After The Dogs?” è un album duro, immediato e senza fronzoli, che sembra riprendere l’intensità del loro omonimo debutto.
La press-release spiega che il disco trova il frontman Stefan Babcock al suo massimo di riflessione, vulnerabilità e prolificità: il canadese scava nelle relazioni della vita, siano esse sentimentali, con i compagni di band o più semplicemente con se stesso.
Si parte ed è “No Hope” a introdurci a questo nuovo lavoro: feroci grida emo, intensità emotiva e riff incredibili che disegnano ottime melodie accompagnate da cori pop-punk trascinanti e irresistibili. Tutto questo nel giro di appena un paio di minuti.
Non possiamo dimenticare di citare “Get Dumber”, il recente singolo che vede ospite lo statunitense Jeff Rosenstock: frizzante ed elettrica, vede le due voce portare ancora più in alto la carica di adrenalina del brano, dove non mancano certamente pesanti riff di chitarra e la velocità incontrollata. Senza dubbio questa canzone saprà incendiare i prossimi concerti dei PUP.
Subito dopo il gruppo dell’Ontario ci sorprende con “Hunger For Death”, un brano che inizia molto scarno, dove sono solo i synth a supportare la voce di Babcock che canta “fuck everyone on this planet“. Non si deve aspettare molto, però, prima che tornino le sei corde e arrivano pure anche alcuni assoli prima che il pezzo si chiuda nuovamente in delicatezza.
Se “Paranoid” è assolutamente punk-rock old school, gridato, rabbioso, a tutta velocità e con chitarre sporche, prima di sfociare nell’ennesimo coro irresistibile, “Falling Outta Love”, invece, segna un momento più soft, dove Babcock dimostra di saper riflettere, rallentando le cose e lasciando spazio anche per qualche momento più pop, sebbene le chitarre rimangano comunque ben presenti.
Poi c’è il singolo principale “Hallways”, riflessivo e con melodie piacevolissime, che non forza con l’energia, ma lascia invece passare i sentimenti, senza perdere nulla sotto l’aspetto pop-punk.
Un altro bel disco punk per i PUP che, mentre in certi momenti preferiscono fermarsi a pensare, riescono comunque a mantenere una certa freschezza e tanta adrenalina nel loro sound, lasciando la voglia ai fan di scatenarsi ai loro concerti.