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Sono ancora le sapienti mani di Gordon Raphael, in fase di produzione, a supportare la penna e l’ispirazione di Olli Happonen, ma a differenza dell’esordio il tutto non è stato registrato a Berlino, ma ai mitici Abbey Road Studios di Londra. Sarà per i 7 anni passati dal precedente album, sarà per la magia inevitabile dei nuovi studi di registrazione, sta di fatto che i New Silver Girl ci sembrano più maturi e più consapevoli delle loro qualità. La materia musicale è ancora in bilico tra un garage rock invitante e rumoroso e intense murder ballad dai profumi decisamente americani e, in entrambe le due situazioni, la band si trova perfettamente a suo agio. Alla luce di questo ottimo album voleva approfondire il discorso e così,iIl musicista finlandese ha trovato il tempo per chiacchierare con noi su “Wild Carnation” e sul suo percorso musicale, rivelando, tra l’altro, un’inaspettata passione per il calcio italiano anni ’80.

L’intervista, nella sua forma originale, è contenuta su Rockerilla 536, numero di aprile 2025.

Ciao Olli! Come stai? Il nuovo album arriva a ben 7 anni di distanza dal precedente. 7 anni in cui il mondo è davvero cambiato a causa di una pandemia. Penso che forse siamo cambiati anche noi come persone. Come ti trovi a 7 anni di distanza da quel debutto?
Ciao Riccardo. Grazie per avermelo chiesto. Mi sento molto bene. Quello che ti posso dire è che sono grato di essere vivo dopo la pandemia che c’è stata sul nostro bellissimo pianeta e sono pronto a continuare a lavorare sodo.

Se dovessi trovare delle differenze immediate o forse, al contrario, dei punti in comune perfetti con il debutto, cosa ti viene subito in mente?

Per certi versi il nuovo album sembra una continuazione sensata del debutto. Ma sento che questo è più forte sotto molti punti di vista: le canzoni, il modo di suonare, tutto si è evoluto in modo modo positivo verso la giusta direzione.

Nuovo studio di registrazione: questa volta siete stati ai leggendari Abbey Road Studios di Londra, sempre con Gordon Raphael. Vorrei sapere come questi magici studi hanno influenzato (se lo hanno fatto) la tua musica e come, in questo caso, Gordon ha interagito con voi. È andato tutto come a Berlino o questa volta ha lavorato in modo diverso?
Dal punto di vista esistenziale, entrambe le situazioni vissute in studio sono state magiche. Questi sono i luoghi, oltre alle fantastiche esperienze a Nashville con l’altro mio gruppoLone Deer Laredo, dove mi sono sentito più vivo quando si tratta di fare musica. Dal punto di vista tecnico, entrambi gli studi hanno un’ottima sonorità, un’incredibile selezione di strumenti vintage e di microfoni e, soprattutto, la possibilità di registrare su nastri particolari. Per non parlare della storia di questi studi, che si percepisce immediatamente quando si entra. Gordon Raphael è stato fantastico in entrambe le occasioni. Molto rilassato, con il fuoco negli occhi per l’arte: è molto facile comunicare con lui ed è un tipo molto divertente. È sempre dalla parte dell’artista. Pensa che sto già pianificando una nuova session con lui: ho almeno 20 delle mie migliori canzoni pronte per la prossima volta. Quindi sappiate che non avete ancora visto nulla!

Garage rock, Americana, anni ’70, Nick Cave, MC5, Lou Reed. Tutte parole che possono venire in mente ascoltando la tua musica, Olli. Molte, molte facce di una stessa medaglia che è la tua musica. Ma a questo punto mi chiedo, se la tua musica è così varia, se puoi passare dal garage rock alle murder ballad…com’è la tua personalità? Sei una persona altrettanto aperta a varie soluzioni o invece hai una personalità forte e decisa e molto inquadrata? Sono curioso di sapere se l’approccio musicale corrisponde alla personalità dell’artista…
Grazie per i grandi riferimenti che mi rendono estremamente felice! Sicuramente sento di essere lo stesso giovane appassionato di musica che comprò l’album “Retrospective” di Lou Reed nel negozio di dischi di Rauma (una piccola città della costa occidentale della Finlandia, da cui provengo). Ho imparato molto attraverso il processo della vita ascoltando e guardando, ma sono ancora più o meno lo stesso. Sono abbastanza bravo a stare lontano dalla pressione social di usare gli ultimi trucchi in fatto di IA. Quindi, per questo discorso potremmo dire che non sono affatto malleabile e quando si tratta di estetica delle proprie canzoni, di solito, sono anche molto deciso. Per citare il giovane Jean Luc Godard: “So molto bene cosa non voglio” e di solito so cosa voglio.

Naturalmente parlare di Americana o allargare il discorso alla cultura o ai suoni americani con un artista finlandese sembra strano. Eppure c’è un (bel) pezzo di America nella tua musica. Forse è un “sogno” (quello americano) che hai coltivato fin dall’adolescenza?
È davvero un discorso forte e importante per me quello che hai sollevato. Ho passato metà della mia vita ad ascoltare artisti come Neil Young, Townes Van Zandt, Gram Parsons e il vecchio delta blues. Credo che il tutto sia già iniziato con band come i Black Crowes quando eravamo adolescenti. È sicuramente anche una specie di sogno quello in cui sono entrato. Bisogna sognare un po’, se si vive in una piccola città della costa occidentale della Finlandia, lo si fa per rimanere in vita. Per avere qualcosa a cui aggrapparsi. Non sto cercando di impressionarvi in modo sciocco, ma insieme al sogno americano c’era anche il sogno italiano, che è passato attraverso la cultura del calcio. Quando non parlavamo di musica o di cinema parlavamo, per esempio, di tattica calcistica italiana, di Diego Maradona, una sorta di profeta per noi, e del Napoli, dell’Inter di Giuseppe Bergomi, il Milan di Baresi, il catenaccio come una vera e propria affermazione culturale…tutto questo, per noi, era un altro modo per estendere e ampliare i sogni interiori che avevamo sul mondo esterno! In seguito ho imparato ad accettare il fatto che per una persona sola troppe religioni non vanno bene, così ho messo il calcio in secondo piano e ho lasciato che l’arte rimanesse da sola al primo posto.

Mi piace molto “Heaven Lies Beneath Her Feet”. In questo brano mi sembra che tu sia riuscito a infondere anche un tocco solare, scanzonato e pop…cosa ne pensi?
Sì, hai colto nel segno con questo brano. È un’ode, sotto forma di canzone pop, alle persone che non hanno paura di stare in piedi da sole in questi tempi di follia. Io amo il pop e il progetto New Silver Girlavrà sempre un posto anche per lui.

“Song For Julie” è orecchiabile, carica e mi fa subito pensare agli Hellacopters. Immagino che anche loro fossero tra le band che hai ascoltato, vero?
Wow, è fantastico! Sì, ho iniziato a seguire gli Hellacopters con “Grande Rock” e quasi religiosamente con “High Visibility”, senza dimenticare i grandi lavori che continuano a fare. Io credo che Nicke Andersson sia un cantautore bravo quanto i giganti del rock and roll come gli MC5 e gli Stones. Li ho appena visti dal vivo a Helsinki e che concerto è stato!  Il tempo si è fermato. Le persone non guardavano i loro smartphone, ma vivevano ogni secondo del concerto. Era qualcosa che sembrava vecchio come atteggiamento ma in realtà era così nuovo!

Quando si penso alla musica proveniente dalla Finlandia, si pensa a gruppi come Hanoi Rocks, Amorphis, The 69 Eyes, Nightwish…ma confesso che mi viene spontaneo collegare la musica finlandese agli HIM. Qui in Italia hanno avuto molto successo grazie anche al fascino del loro cantante. Ricordo sempre che per parlare di loro si usava il termine “romanticismo gotico”. Quanto è importante il romanticismo nella vostra musica? Credo che ce ne sia un bel po’ nelle vostre canzoni…
Beh, sì, sono felice che emerga anche nelle nostre canzoni. Il romanticismo può essere molte cose, secondo me. Ha le sue radici nell’“arte per l’arte”, atteggiamento dei primi tempi modernisti con Baudelaire. Ma è anche una cosa molto moderna. Tutti i grandi, da PJ Harvey al regista Robert Bresson, attingono dal romanticismo e proiettano attraverso le loro visioni diverse versioni dell’amore, della morte e dell’immortalità. Credono in sé stessi e poi iniziano ad accadere i miracoli artistici. Parlando degli ti posso dire che ho visto gli HIM quando avevano appena pubblicato il loro album “Greatest Lovesongs vol. 666”. Vennero nella mia città per esibirsi. Ero ancora minorenne ma riuscii a entrare di nascosto con l’aiuto di mia sorella. Non ho mai dimenticato il concerto e quella scena da sogno che appariva ai miei occhi: Ville Valo con una sigaretta nella mano destra e un bicchiere di vino rosso nella sinistra. Sembrava che fosse nato per farlo, era così naturale, non c’era alcuna finzione. È anche un grande autore di canzoni. È, ovviamente, anche un bel ragazzo. Abbiamo bisogno di altri artisti del genere in Finlandia: Ville Valo, Michael Monroe, Andy McCoy, Eduardo Martinez…tutti questi modelli a cui i giovani possono rifarsi.

C’è qualche canzone del disco che, riascoltandola ora, ti sorprende particolarmente perché forse all’inizio non era come la sentiamo ora?

Di solito inizio a scrivere le canzoni con una chitarra acustica in mano, quindi da quella prospettiva il suono delle canzoni si è evoluto molto ad Abbey Road. Ma abbiamo provato molto le canzoni prima della session, cosa che, se vuoi, è quasi obbligatoria per una band indie a basso costo come noi, dato che non si può andare ad Abbey Road impreparati e tornare a casa senza un album. Un buon esempio di qualcosa di nuovo che ci ha colpito, anche perché figlia degli “interventi spirituali” di Abbey Road sulla nostra musica, diciamo così, è rappresentato dalle camere d’eco che i Beatles usavano per dare un tocco psichedelico al loro suono. Noi le abbiamo usate per “Hurricane” e “Firebird”, canzoni che si sono rivelate piuttosto lunatiche, passami il termine, a Londra.

Ma è vero che tuo fratello e tua sorella sono stati molto importanti nella tua formazione musicale?
Sì, hanno avuto un ruolo fondamentale in questo. Mio fratello apprezzava sia la musica classica che il rock a roll allo stesso tempo e anche nella filosofia, nel cinema e in molto altro la sua guida è stata fondamentale. È stato il primo a farmi conoscere nomi come Tarkovsky, Bresson, Goddard, Antonioni, i Rolling Stones, i Black Crowes, Jimi Hendrix, PJ Harvey. Lo stesso vale per la mia cara sorella. Lei era più sul versante Nirvana, Rage Against Machine e cose più pesanti come i Type O Negative. Loro andavano ai festival e io rimanevo un po’amareggiato in casa con mia madre a parlare di calcio.

Ho ancora qualche domanda per te, caro Olli. La prima riguarda il titolo. Come mai ha usato il termine garofano (Carnation)? Quel fiore ha molti significati, anche legati al suo colore. Ma di solito è associato all’amore, alla purezza, all’affetto, ai sentimenti forti, alle emozioni, all’energia e alla salute. Quale significato ha per voi?
Il garofano ha delle belle connotazioni nella storia (si pensi al Portogallo, ad esempio), è anche un fiore molto bello, non troppo invadente come le rose ma molto onesto. Stavopensando a una persona che rimane fedele alle sue visioni alla prova del tempo e che in questo modo diventa immortale: credo che il garofano rappresenti questo.

C’è un rapporto molto forte e una bella collaborazione tra te e Paola Suhonen: ha diretto molti dei vostri video e, da quanto ho capito, userà la tua musica per il suo lungometraggio “From the Midnight Sun to Eternity”. Come è nata questa bella collaborazione? Cosa ti colpisce di più nei video di Paola?
Ho conosciuto Paola, che è famosa per essere la più importante stilista indie della storia della Finlandia, nove anni fa in un bar. Durante l’afterparty avevamo già formato una band, i Lone Deer Laredo. Aveva un sacco di canzoni fantastiche nel cassetto e anche io ne avevo alcune. La mattina dopo, quando mi disse che aveva un incontro con la moglie del presidente, ebbi un pensiero, fra me e me, tipo:“Oh sì, giusto, tu sei anche una stilista“. Da allora abbiamo iniziato a fare musica e molte altre produzioni, tra cui una serie di album in vinile a Nashville per la nostra band Lone Deer Laredo. “From the Midnight Sun To Eternity” è il nuovo film di Paola che lo ha sceneggiato e diretto. Ho avuto la fortuna di essere il produttore del film e il compositore della colonna sonora. È stato un grande viaggio con persone creative. Un road movie girato in 16mm, naturalmente!

Mi piace molto l’iconografia che usate per la band. Le copertine degli album e dei singoli hanno sempre una fotografia in bianco e nero molto suggestiva. Mi sembra che che vi preoccupiate molto di questa parte visiva e che nulla sia lasciato al caso. Mi sbaglio?
Hai perfettamente ragione. Quelli sono bellissimi scatti di Paola con una vecchia tecnica che si chiama wet plate. La musica è la cosa più importante, ma per me ha anche un significato visivo per me. Troppi artisti vanno sul sicuro al giorno d’oggi. Se ti piace il rock deve per forza significare che sei un buzzurro senza estetica? Non lo sapevano già i Ramones o i Pistols con gente come Vivienne Westwood al loro fianco? Per non parlare di Little Richard ed Elvis...

L’ultima domanda riguarda il tour. Andrete in giro per l’Europa a presentare il vostro album? Sarebbe bello vederti qui in Italia, ci sei mai stato? Magari come turista?
Sicuramente andremo in Europa con i New Silver Girl, speriamo molto presto. E anche in Italia, non appena riusciremo a definire un po’ di cose. Pensa che non sono mai stato in Italia prima d’ora, a meno che non consideriamo come “presenza” i sogni che ho fatto sul vostro Paese, anche se ho visitato probabilmente tutte le zone che confinano con l’Italia: è il momento di arrivare.