Dopo tante fatiche, finalmente, gli Sleigh Bells sembrano aver trovato la formula perfetta per il loro pop metal. Chitarroni potentissimi, ritornelli che si stampano subito in testa e tanta, tanta voglia di far divertire l’ascoltatore. Con il loro nuovo album “Bunky Becky Birthday Boy”, il sesto pubblicato nel corso di una carriera iniziata ormai quasi vent’anni fa, il duo newyorchese torna alle origini del proprio riconoscibilissimo sound lasciando però da parte qualsiasi ghiribizzo sperimentale.

L’obiettivo principale è andare dritti al sodo, ovvero alle radici dell’orecchiabilità, con canzoni costruite in modo tale da “tatuarsi” sui timpani degli ascoltatori. Gli Sleigh Bells vincono la difficile sfida con undici brani di grandissimo impatto, eccitanti e festaioli, che scorrono via piacevolmente in equilibrio tra la potenza del pop metal più sintetico (anche se forse, in questo particolare caso, sarebbe più giusto parlare di “bubblegum pop punk”) e la dolcezza di melodie sbarazzine e leggere, interpretate con maestria da una Alexis Krauss in stato di grazia.
La chitarra di Derek Miller ci regala riff degni dei Def Leppard e di Andrew W.K. (su tutti si fa notare quello di “Wanna Start A Band?”, che pare preso in prestito dall’hair metal anni ‘80) ma è agli onnipresenti synth che va il compito di dar forma ai cosiddetti earworm, ovvero a quelle brevi frasi musicali che si stampano nel cervello per non cancellarsi più. Il piccolo miracolo di “Bunky Becky Birthday Boy” sta nella sua perfetta, inarrestabile natura “catchy”; non c’è praticamente un singolo secondo del disco che non sia orecchiabile.
Gli Sleigh Bells esagerano ma riescono a non infastidire grazie all’elasticità della loro personalissima ricetta pop che, seppur per molti aspetti essenziale e senza troppi fronzoli, è contaminata da una miriade di generi diversi (electro, punk, metal, hip hop, indie, industrial…). Sembrano invece svaniti gli elementi noise, impercettibili in una produzione pulita e pompatissima, ma non è una scelta sorprendente nel caso di un album che sembra volersi presentare come una sorta di crocevia fra l’hyperpop più sbarazzino e il rock sotto steroidi modellato in fabbrica al fine di imporsi all’attenzione del grande pubblico. I brani di “Bunky Becky Birthday Boy” suonano come fossero stati prodotti in un avanguardistico laboratorio della catchiness; sembra tremendo, e forse lo è pure, ma il risultato è talmente riuscito da non far pensare ad altro che premere play a ripetizione per spararsi fino alla morte veri e propri prodigi di orecchiabilità come “Bunky Pop”, “Life Was Real”, “This Summer”, “Badly” e “Pulse Drips Quiet”. Impossibile staccarsi dai nuovi Sleigh Bells.