Primo vero album solista del leader dei TV On the Radio, “The Black Boltz” è una rassegna a briglia sciolte di un immaginario per lo più elettronico in rapida evoluzione, uno schema apparentemente fisso con pulsioni in carne ed ossa dentro strutture da synth pop sfaccettato, un esordio senile credibile comunque nel solco delle attese.

Di fatto, quando passano più di 20 anni da un passato glorioso e chi non si ricorda l’entusiasmo di un paio di album come “Return to Cookie Mountain” e “Dear Science”, c’è sempre il timore dell’autoreferenzialità piuttosto che dell’esagerazione, di affrontare senza la dovuta prudenza il pubblico; qui invece si sente soprattutto il desiderio di voler venire a patti con qualcosa di personale e compiuto, con un discreto tempo di gestazione, iniziato ancor prima dell’ultima recentissima reunion della band, e che non per questo, non ha permesso di ridurre l’impegno e i risultati di una delle voci più rappresentative dell’indie a stelle e strisce.
L’effetto che colpisce di più è proprio la voce, la sua estensione, la duttilità, come si appoggia su diverse tonalità, una specie di prova esemplare, in una produzione complessiva che isola la performance di Adebimpe, che ne dà il segno distintivo rispetto alle produzioni precedenti, che non permette all’ascoltatore di staccarsi un secondo dalla melodia e dalla percezione anche fisica del cantante. Denso di saliscendi emotivi, l’album risulta anche ricco di fonti di ispirazione che via via di possono cogliere come un simpatico gioco di rimandi e di fusione con il proprio repertorio e quello altrui: si possono trovare Human League (“The Most”), New Order (“Somebody new”), Depeche rock , molto LCD Soundsystem (“Magnetic” ma altre), in linea generale un mood in cui si assiste a brani dal groove immediato e più accessibile, rispetto ad esempio alle deviazioni post punk dei TVOTR, ma quella era un’ altra era (il brano più vicino e forse più riuscito, di commistione presente-passato rimane “Blue”).
Adebimpe si connette con un’elettronica accattivante e chiara, forse non sempre così consistente, ma vera espressione del momento, con canzoni perfettamente costruite sul suo carattere poliedrico che l’album riflette dal primo all’ultimo secondo.