
Indieforbunnies è, con gioia, media partner di Sexto ‘Nplugged, una delle rassegne / festival più longeve e importanti del nostro Paese. Basta leggere le line up delle passate edizioni per capire quanta qualità siano stati capaci di portare nella suggestiva piazza Castello di Sesto al Reghena in provincia di Pordenone.
Quest’anno è la ventesima edizione, un compleanno importante, e anche per questa volta non mancano le sorprese.

Abbiamo fatto due chiacchiere con Fabio Bortolussi, storico organizzatore dal giorno zero.
Ciao Fabio e ben trovato sulle pagine di Indie for bunnies. Doverosa domanda di rito, presentazione ufficiale e considerazioni di questa nuova edizione? Quali ospiti e come siete arrivati a queste scelte?
La line up di quest’anno è completa di quattro serate, la prima, giovedì 3 luglio, ospiteremo i Molchat Doma, trio che non ha più bisogno di presentazioni, post-punk dalla Bielorussa di grande impatto, quindi la nuova sensazione indie, il collettivo Black Country, New Road saranno sul nostro palco il 4 luglio, il giorno successivo, invece, toccherà ad Anna Von Hausswolff, artista straordinaria, per chiudere il festival con i Baustelle, domenica 6, che presenteranno il loro nuovo disco “El Galactico“.
Per quanto riguarda le scelte, avete un vostro disegno a prescindere, oppure, ragionevolmente vi adeguate alla disponibilità degli artisti in tour?
Ci dobbiamo, comunque, adeguare alla disponibilità, perché per una realtà come la nostra, dovere inanellare quattro date di seguito, è abbastanza difficoltoso, nel carnet degli artisti disponibili, cerchiamo di chiudere quattro serate che abbiano un filo conduttore sia tra di loro, sia con il passato e la storia del nostro festival, per accontentare anche una vasta gamma di pubblico.
Il nostro modo di operare è questo, anche in funzione del periodo che abbiamo scelto per il festival. E cerchiamo di incastrare una line up che sia sempre all’altezza.
Ovviamente senza ripetere gli artisti già invitati.
Si si, l’abbiamo fatto solo una volta per il decimo anno, quando invitammo nuovamente Anna Calvi e Patrick Wolf, che per noi sono stati due artisti con un grande significato emotivo, quindi aveva un significato richiamarli, fatti in una formula diversa, per esempio Anna Calvi, con un’orchestra e un coro, seratona degna dei dieci anni del festival.
Voi avete una capienza intorno ai mille?
Siamo intorno ai 1500 con i nuovi piani sicurezza, un festival a portata di mano, una sorta di salotto, il nostro pubblico ci ha definito come un “boutique festival”, dove vai ad ascoltare musica, dove puoi avere anche un confronto intimo con l’artista, è una dimensione molto piacevole sia a livello culturale, sia sensoriale.
Arrivate al fatidico e abusato vocabolo sold out? Non per fare business, ma per coprire i costi, rendere il tutto sostenibile e destinare eventuali ricavi a nuovi ed ulteriori investimenti e per rendere longevo il festival e dire che arrivati alla ventesima edizione, non può che esserci una risposta affermativa.
I gruppi di punta più o meno si, ma il nostro è un bilancio totale, complessivo, diciamo che ci sono alcuni artisti che arrivano ai 1500, quest’anno i Molchat Doma e gli stessi Baustelle dovrebbero raggiungere quei numeri, magari per Black country, new road e Anna Von Hausswolff avremo meno aspettative in tal senso, ma quello che conta per noi è la dimensione.
Tornando al discorso, comunque confermo la tua impressione, parlando in parole povere, siamo sempre riusciti e rientrare nell’investimento e arrivando, appunto, alla ventesima edizione.
Le scelte del festival sono soprattutto esterofile, tra l’altro, andando a rileggere le vostre line up, si trova una quantità di artisti incredibili, che messi tutti insieme fanno davvero impressione, però, quest’anno, in programma ci sono anche i Baustelle, tornati più che mai.
Negli ultimi anni ci siamo aperti anche al mondo italiano; diciamo che, nelle primissime edizioni del festival, eravamo orientati anche verso artisti italiani (il primissimo ospite fu Carmen Consoli), poi, negli ultimi anni, abbiamo optato per scelte internazionali, artisti più difficili da poter vedere, portare una sorta di esclusività territoriale al nostro festival. Poi, appunto, ultimamente, ci siamo aperti nuovamente ad artisti italiani in linea con la nostra programmazione, per esempio, la scorsa estate, invitammo Cosmo, ed è stata una scelta quantomai azzeccata.
Quest’anno con i Baustelle, abbiamo cercato di portare una pagina storica della musica italiana, tante volte li abbiamo pensati, ma, come detto prima, non è sempre facile “incastrare” artisti, che ci piacciono e stimiamo, con le date del festival.
Quando Sexto ‘nplugged era una rassegna, risultava un po’ più semplice, perché avevamo un lasso di tempo più dilatato, ora, essendo un festival vero e proprio, quindi tutto concentrato in 4 giorni, bisogna fare una piccola impresa.
Un sogno nel cassetto, un artista che prima o poi ti/vi piacerebbe portare al festival?
A me personalmente piacerebbe portare Fever Ray, artista, che capita raramente dalle nostre parti.
Personalmente, non sono mai riuscita a vederla e sarebbe davvero un piccolo sogno averla al festival.
Un aneddoto storico che ti senti di condividere in tanti anni di programmazione, anzi in vent’anni tondi tondi di festival
Aneddoti più simpatici che altro, ti trovi gli artisti che si vogliono fare una partita di calcetto, artisti che vogliono trascorrere una giornata al mare, feste post concerto in continuazione, un ricordo speciale anche quando invitammo il grande Paolo Benvegnù, con il quale condividemmo una grigliata notturna con lui e tutta la band.
Domanda che faccio spesso, perché mi fa ridere tantissimo, i fantomatici rider degli artisti, buttami un paio di richieste oltre l’assurdo.
Diciamo che non mi sento di segnalare, per la nostra esperienza, cose particolari, come, invece, mi è capitato di sentire spesso qua e là. Mi ricordo quando venne Anna Calvi, chiese, all’ultimo secondo, una bottiglia di champagne per festeggiare il suo imminente matrimonio, noi gli proponemmo una bottiglia di prosecco, fu contentissima di averlo scoperto.
Oppure il manager degli Einsturzende Neubauten, pignolo come non mai, che se ti chiede una noce di burro di un cm, va a controllare che sia tutto in ordine e se manca anche uno yogurt, deve correre a prenderlo a tutti costi.
Un’ultima domanda, ma una rassegna, anzi un festival, citando un evento accomunabile come quello di Ypsigrock, quindi con quattro giornate piene di concerti, dal pomeriggio alla sera?
Guarda è un format, che potrebbe essere interessante, il nostro collettivo si è ulteriormente impreziosito di nuove persone, linfa giovane e, in futuro, si potrebbe, davvero, pensare di realizzare una situazione così.
E’ un impegno non indifferente, ma non impossibile, anche perché noi abbiamo due aree, la piazza Castello dove vengono fatti i concerti, poi un’altra area, attualmente sorta di spazio lounge, e lì ci sarebbe un’ulteriore location, appunto, per sdoppiare l’evento. E’ un pensiero ricorrente, anche perché la struttura c’è.
Grazie mille e a presto!
Grazie mille a voi!
Biglietti QUI.