Alla fine di Emmy ne ha vinti un po’ troppi, forse facilitato dall’assenza quasi totale di concorrenza credibile nella categoria “comedy”. Però è una gran bella serie, una specie di “The Office” nel mondo degli studi hollywoodiani, del resto il titolo scelto da Rogen non fa nulla per nascondere la discendenza.

Il problema, che poi trattandosi di una sit-com non è un gran problema, è che è un po’ discontinua e in alcuni episodi si ripete forse un po’ troppo. Però quando Rogen mette la quinta sfiora, quando non infrange, la barriera del genio.

Succede per esempio nei primi tre episodi: metacinema puro. Nel primo e nel terzo quando Martin Scorsese e Ron Howard vengono chiamati a prendersi e a prendere per il culo allegramente. Ma soprattutto nel secondo, uno scanzonato quanto tecnicamente incredibile pianosequenza sui pianosequenza.

Poi vabbè, la gag con Sal Saperstein eroe dei Golden Globes è già storia della commedia demenziale. Non ridevo così da mille anni.