Non sarà più produttiva come lo era fino a qualche anno fa, eppure Courtney Love continua a rappresentare un’inesauribile fonte di ispirazione per le band a trazione femminile. Dopo esserci persi per strada i pur bravi Distillers di Brody Dalle – che, nel lontano 2003, sorpresero il mondo con l’ottimo punk rock a tinte grunge di “Coral Fang” – oggi troviamo con piacere le statunitensi Die Spitz che, a giudicare dalle undici tracce del loro esordio sulla lunga distanza intitolato “Something To Consume”, sembrano volersi inserire nel medesimo solco tracciato una trentina di anni fa dalle Hole.

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Voci roche e rabbiose, chitarre ruvide come carta vetrata e un sound potente, a tratti persino grezzo, valorizzato in termini d’impatto dalla produzione di un Will Yip attento a smussare gli angoli senza snaturare la carica innata delle quattro ragazze texane.

Il risultato è un buon disco che, senza inventare nulla, prova a riproporci una versione aggiornata dei gloriosi anni ’90 attraverso un mix robusto (ma dall’animo melodico) di grunge, punk rock, shoegaze e metal. Le Die Spitz non vanno tanto per il sottile: dimostrano di sapere il fatto loro quando i toni si smorzano quanto basta da mettere in luce una certa oscura “dolcezza” (“Go Get Dressed”, “A Strange Moon/Selenophilia”) ma il meglio lo danno quando ci vanno giù molto pesante, con una serie di mazzate metalliche che le allontano un po’ dal comprovato modello holeiano (“Throw Yourself To The Sword”, “Riding With My Girls”).

Nel complesso si tratta di un buon debutto che gronda personalità senza però essere originale sotto alcun punto di vista. In un’epoca in cui il rock sembra essere appannaggio di personaggi costruiti a tavolino come Yungblud, tuttavia, le Die Spitz non possono che essere accolte come una manna dal cielo. Sono già in rampa di lancio: speriamo che in futuro possano crescere artisticamente senza voltare le spalle a queste belle sonorità ruspanti.