Il terzo album delle Automatic dopo “Signal” (2019)  e “Excess” (2022) è una piccola prova di maturità e di resilienza. Izzy Glaudini, Halle Saxon  e Lola Dompé  hanno attivamente collaborato col produttore Loren Humphrey (Arctic Monkeys, Nice As Fuck, Cameron Winter) che le ha spinte a registrare suonando dal vivo, lasciando più spazio e libertà ai sintetizzatori, al basso, alla batteria.

Credit: Erica Snyder

Un disco  “Is It Now?” in cui le voci del trio di Los Angeles sembrano più urgenti e magnetiche che mai fin dalle prime note di “Black Box” brano dall’indole dark e spettrale ancorato da una batteria incalzante che crea un groove feroce e irresistibile, reso  ancora più irreverente e trascinante in “mq9″ da basso e sintetizzatori in primo piano.

 “Mercury” s’inoltra in territori decisamente psichedelici mentre “Lazy” gioca con ritmi pop e ballabili riletti con pungente ironia e “Country Song” trova un solido equilibrio tra kraut rock, psych  e indie pop. Divertenti e sbarazzine  nella title track, le Automatic diventano riflessive in “Don’t Wanna Dance” per poi tornare a incalzare con una “Smog Summer” tagliente e post punk.

Atmosfera che cambia ancora e diventa più eterea in “The Prize” senza mai perdere di vista il groove tribale, vera costante mai messa in discussione in “Is It Now?”, centrale in “PlayBoi” e nella martellante “Terminal”. Imprevedibili e sempre talentuose le Automatic continuano a convincere arricchendo un sound in continua evoluzione con l’obiettivo riuscito di non ripetere mai quanto fatto in passato.