
Dopo aver pubblicato due nuovi pezzi, “Mur” e “Ponr” – degli outtake dalle sessioni di “Ill At Ease” – appena un paio di giorni fa, i Preoccupations arrivano in Italia a presentare proprio il loro LP più recente, uscito lo scorso maggio per la Born Losers Records.
Nata nel 2012 dalle ceneri degli Women con il nome di Viet Cong – nome poi cambiato per ovvie ragioni nel settembre 2015 – la band post-punk di Calgary capitanata dal bassista Matt Flegel ha ormai al suo attivo ben cinque album oltre a una notevole esperienza on the road, che le garantisce un costante rendimento molto elevato anche sotto l’aspetto live.
Oggi ci troviamo al Locomotiv Club di Bologna, all’interno del Parco Del Dopolavoro Ferroviario della città felsinea, per quella che è la loro penultima data del loro tour europeo (domani lo concluderanno in Svizzera, ci farà sapere il frontman durante gli ottanta minuti del concerto).
La sala della venue di via Serlio diretta da Giovanni Gandolfi è piuttosto piena stasera, anche se non sold-out, segno che, nonostante siamo in infrasettimanale, il seguito dei canadesi sia davvero importante qui in Italia.
Dopo il live dei loro connazionali Knitting, qualche attimo dopo le dieci ecco salire sul palco i Preoccupations: ad aprire la serata ci pensa una loro vecchissima canzone, “Unconscious Melody”, estratta dal loro EP “Cassette”, realizzato autonomamente nel 2013 e poi ripubblicato nell’estate del 2014 dalla Mexican Summer. Flegel e compagni sin da subito dimostrano una certa attitudine punk melodica, ma rabbiosa con grida, intense linee di basso e il drumming preciso e determinato di Mike Wallace, come sempre un fuoriclasse dietro alla batteria.
Subito dopo ecco “Silhouttes”, proveniente invece da “Viet Cong” (2015), che è ancora più intensa, cattiva, incazzata e buia rispetto alla sua versione originale e la potenza delle chitarre di Scott Munro e Daniel Christiansen è davvero notevole.
Finalmente ecco il primo brano della serata dal nuovo LP, la title-track “Ill At Ease”, che dimostra importanti e piacevoli aperture melodiche e poppy e nei vocals risulta più riflessiva rispetto alle canzoni che l’hanno preceduta in scaletta, ma allo stesso è ben sostenuta dal suono delle sei corde e dal basso.
Non puo’ mancare ovviamente “Continental Shelf”, altro estratto dal loro esordio, dura e sofferente, ma capace anche di lasciar intravedere qualche spiraglio melodico con synth e quelle spettacolari chitarre.
Ecco poi un altro pezzo dal nuovo lavoro, “Bastards” dal suono pulito, ma allo stesso tempo cattiva, aggressiva e rumorosa, sia con il drumming sempre preciso di Wallace che con le belle chitarre di Munro e Christiansen.
Una certa adrenalina punk scorre nelle vene di “Andromeda” con synth e sei corde che attaccano di continuo, senza mai togliere il piede dall’acceleratore, e arriva dritta in faccia ai fan emiliani.
Poco dopo “Krem2″ segna una piccola pausa con quei suoi vocals puliti, emotivi e intensi, che escono da un’atmosfera volutamente buia, in cui non mancano anche grida e un’attitudine punk.
Un’altra canzone molto vecchia, “Bunker Buster”, chiude il set con quella sua perenne dose di saltellante adrenalina e la sua cattiveria, dimostrando come la band canadese ne abbia ancora dopo ottanta minuti.
Un set piuttosto intenso, che magari ha puntato meno di quello che potevamo prevedere sul nuovo LP (cinque canzoni su otto suonate stasera), ma che come sempre ha regalato tanta qualità e ha dimostrato ancora una volta la solidità dei Preoccupations anche sotto l’aspetto live.













