Sempre giovani anche dopo oltre trenta anni di carriera, gli Ash ritornano con questo loro nono LP, che segue di appena due anni il precedente, “Race The Night“.

Credit: Andy Willsher

Se da una parte i film a tema spaziale sono sempre piaciuti alla band di Downpatrick, come dimostra anche la strumentale “Zarathustra” – un vero e proprio glorioso intro che sembra preso da una colonna sonora di un film intergalattico – è anche altrettanto vero che le influenze sonore di Tim Wheeler e soci vanno a parare in lidi ben differenti da quelli.

E allora ci basta fare un salto in avanti e ascoltare “Which One Do You Want?” per trovare splendide e cristalline chitarrine jangly che trasudano di citazioni smithsiane da ogni dove, ma che allo stesso tempo, tra malinconia e una voglia pop. ci regalano momenti di pura magia, così come accadrà anche più avanti con l’altrettanto bella “Ghosting”, ricca anche di schitarrate, ma sempre con tendenze british dai toni dolci-amari.

Impossibile non citare anche la preziosa collaborazione con Graham Coxon che aggiunge sei corde davvero rumorose e incendiarie alla divertente “Fun People” – in cui troviamo pure un ottimo lavoro alle percussioni da parte dell’immancabile Rick McMurray: la mente ci porta dritti verso i lavori solisti degli anni ’00 del chitarrista dei Blur.

Se il singolo “Give Me Back My World” ci ricorda perfettamente perché abbiamo amato gli Ash fin dal primo giorno con quelle loro ottime melodie, la palma della nostra canzone preferita di “Ad Astra” la dobbiamo però dare a “My Favourite Ghost”, dove spunta l’eleganza di piano e archi e un romanticismo inaspettato, ma alquanto gradito.

Bravi Ash! Anche questa volta, pur citando chiaramente le loro fonti di ispirazione, sono riusciti a costruire un album solido e variegato, che sicuramente ci farà divertire nei loro prossimi concerti (inclusa la irresistibile cover di “Jump In The Line” di Harry Belafonte).