Torna anche Richard Ashcroft, a sette anni suonati dal precedente “Natural Rebel”con il nuovo lavoro “Lovin’ You”.
Una carriera controversa quella dell’ex Verve, che, comunque, al netto di alcuni passi falsi, rimane uno dei migliori interpreti della sua generazione.
Una personalità e un carisma da primo della classe, che va pure oltre un songwriting non sempre all’altezza, nulla di male nel dirlo. Alcune pagine clamorose, divenute iconiche, come non citare il consacratorio disco dei Verve “Hurnan Hyms”, ma anche lo splendido esordio ad idioma anagrafico, “Alone with everybody” uscito ad inizio millennio, che rimangono passaggi obbligati quanto fondamentali per capire una stagione del pop britannico di gran lunga, lo stanno dimostrando i fatti, irripetibile.

Doverosa premessa per un mito vero e proprio, ora proviamo a scrivere due parole di buon senso sul disco nuovo.
Diciamolo subito, il “miracle” sempre auspicato, non è andato in porto, “Lovin’ You” e’ un lavoro, come dire, interlocutorio. Da amante e fan accanito di tutta quella scena, che ha regalato decine di dischi eccellenti, spero sempre che, da quelle parti, arrivi una sorta di riedizione di quel tempo che fu. Fatta eccezione per Damon Albarn, che, da caso di studio, non sbaglia mai, parlando in generale, ogni tanto ci si va vicino, ma il nostro palato è fine ed un po’ esigente, abituato a diversi masterpiece, quindi la sensazione è spesso e volentieri contradditoria.
“Lovin’ You” è solo un disco discreto, non credo proprio che monopolizzerà i miei ascolti a tempo indeterminato, partendo dai singoli anticipatori, che mi hanno lasciato interdetto. Meglio “Out of the blues”, ballad riflessiva che fa da contraltare a “Oh L’Amour” forse il brano migliore del lotto, con un ottimo ritornello, dal sapore classico, che ricorda, a tratti, i succitati tempi d’oro, che arriva subito dopo una più che buona “Heavy News” che nel suo incedere lascia il segno, ma da segnalare forse non c’è molto di più.
Insomma ancora un disco non certo all’altezza delle sue cose migliori, che rimangono lì, scalfite nella memoria, quanto indiscusse pietre miliari.
Il meglio è stato dato, sottolineerebbe qualcuno, però per artisti intoccabili mai dare nulla per scontato, basti citare l’inebriante e sorprendente ultimo album dei Cure ad oltre vent’anni da un precedente lavoro degno di nota.
Richard rimane, tuttavia, il preferito dei fratelli Gallagher, fulcro indiscusso e ospite d’onore di tutto il tour britannico della recente e storica reunion, con un repertorio da fare invidia agli stessi fratelli mancuniani.
Chiudo dicendo che per capire meglio un disco, forse, bisogna anche lasciarlo sedimentare, riprenderlo a più battute, per ora questo “Lovin’ You” arriva ad una sufficienza quasi striminzita e più per stima incondizionata che per altro, sarei felice di cambiare idea, ma dubito sia questo il caso.













